Sequestrati alla ‘ndrangheta di Rho quattro immobili, volevano farci un b&b

Il sequestro è stato effettuato dalla Polizia di Stato contro un 49enne ritenuto a capo della locale di Rho, sodalizio smantellato lo scorso novembre

L’ordine del boss era quello di ristrutturare i locali, intestati a prestanome e acquistati a valori inferiori a quelli di mercato, per trasformarli in b&b. Il progetto di Christian Bandiera, 49enne, ritenuto elemento di spicco della locale di ‘ndrangheta di Rho, è stato fermato sul nascere dalla  Polizia di Stato che, nella mattinata di oggi, 31 maggio, ha emesso un provvedimento di sequestro di prevenzione nei suoi confronti, su richiesta congiunta del Procuratore della Repubblica e del Questore di Milano, dal Tribunale di Milano – Sezione Autonoma Misure di Prevenzione. Nello specifico sono stati sequestrati quattro immobili. 

Il provvedimento è stato eseguito dalla sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali della Divisione Anticrimine della Questura di Milano. Il destinatario del sequestro è stato arrestato nel mese di novembre 2022 dalla Squadra Mobile della Questura di Milano, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di Milano, in quanto ritenuto figura di spicco della locale di ’ndrangheta di Rho. A carico dello stesso, già arrestato nel 2010 e condannato per omicidio, sono stati raccolti indizi di appartenenza al sodalizio criminale sin dall’anno 2008, per come emerso da indagini precedenti.

Scoperto l’arsenale della Locale di ‘Ndrangheta di Rho

Arresti a novembre

Già nel novembre 2022, quando era stato arrestato con oltre 50 soggetti indagati a vario titolo dei reati di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e spaccio, traffico di armi, estorsioni ed altro, Christian Bandiera era stato identificato al vertice di questo sodalizio, in continuità con il padre, Gaetano Bandiera. Quest’ultimo era stato già condannato per reati associativi – che ha agito con violenza e minaccia, operando il controllo mafioso sul territorio di pertinenza, anche ponendo in essere delitti quali rapine, minacce, percosse, danneggiamenti seguiti da incendio.

Bandiera e il sodalizio mafioso

Dalle indagini emerge la pericolosità sociale storica del 49enne per l’appartenenza al sodalizio mafioso. In questo contesto Bandiera è risultato abitualmente dedito alla commissione di reati che, in relazione alla mancanza di redditi leciti, anche da parte dei familiari, consentono l’applicazione della misura patrimoniale.

In particolare, la discontinuità dei redditi familiari e la loro entità, inferiore al reddito minimo di sussistenza, con mancanza di risorse economiche lecite, risultano sproporzionati rispetto all’acquisto del compendio immobiliare sequestrato.

Immobili sequestrati

I tre appartamenti, un capannone e le relative pertinenze sequestrate, risultano intestati a prestanome, ma sono riconducibili al soggetto per come chiaramente emerge dalle attività tecniche svolte nell’ambito delle indagini. Il figlio del boss, infatti, non solo ha acquistato, per una somma ben inferiore al valore, gli immobili intestati, ma si adoperava per disporre in merito alla ristrutturazione, per esigere i canoni di locazione tramite persone di fiducia, progettando anche la trasformazione dei locali per adibirli ad un B&B.  Oltre ai quattro immobili siti nel comune di Lainate, sono anche stati sequestrati i saldi attivi dei rapporti in essere riferibili all’indagato ed ai suoi prestanome.

Si era finto disabile per tornare a comandare a Rho, così il boss Bandiera aveva riportato la ‘ndrangheta

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Pubblicato il 31 Maggio 2023
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