Condannato a sei anni e un mese per il tentato omicidio di Varese all’aula studi
Sentenza in abbreviato dopo i fatti di quasi un anno fa. La perizia psichiatrica ha escluso l’incapacità di intendere e di volere al momento di agire
Si è concluso con una pesante condanna il processo per tentato omicidio all’aula studi di Varese, un fatto che scosse profondamente la città vista la giovane età della vittima, un ragazzino di soli 17 anni accoltellato e scaraventato giù dal parapetto nella piazzetta che ospita uno dei punti di ritrovo più noti di Varese, e in pieno centro.
Il giudice per l’udienza preliminare di Varese ha stabilito martedì mattina la pena dell’imputato, un giovane di origini algerine oggi 28enne, fissata in sei anni e un mese di reclusione, oltre a un anno presso una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza – una «Rems» -, provvedimento «cuscinetto» che consente alle autorità di verificare il comportamento del soggetto, peraltro già al centro di processi per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e porto abusivo d’arma impropria sempre a Varese.
Difeso dall’avvocato Claudia Liotto, l’imputato ha scelto il rito abbreviato (che consente di chiudere il processo evitando il dibattimento e che in cambio allo sfoltimento dei tempi concede uno sconto importante sulla pena) e di fatto è stata esclusa l’aggravante dei futili motivi (termine giuridico che tende a “pesare“ il comportamento criminale del soggetto imputato: in pratica viene riconosciuta nel caso di una condotta sproporzionata, un «moto interiore del tutto ingiustificato», dice la Cassazione).
I fatti riguardavano come si ricorderà quanto avvenuto nel pomeriggio dell’8 ottobre 2022, un fatto che sarebbe nato da un bisticcio fra ragazzi (tra cui l’imputato) con la vittima che si sarebbe intromessa cercando di placare gli animi: il più grande dei tre, forse ubriaco, ha estratto una lama e ha colpito il giovane all’altezza dell’ascella per poi lanciarlo da una balaustra nella parte sottostante. Durante il processo il difensore ha giocato la carta della perizia psichiatrica eseguita dallo psichiatra forense Lorenzo Mapelli e discussa nel luglio scorso. Quindici i giorni stabiliti dal giudice per il deposito delle motivazioni.
Un processo che si inserisce a pieno titolo negli spazi di degrado giovanile che purtroppo si vivono in alcune zone anche del centro del capoluogo, in quel quartiere che sta immediatamente a ridosso del comparto Stazioni, altro punto delicato, e che si riassume nella rete di strade fra le vie Morosini, Como, Milano, piazza XX Settembre e Forzinetti: l’autore del tentato omicidio venne trovato dalle Volanti in uno di questi luoghi, alterato da alcool e droghe e arrestato poco dopo i fatti.
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