La storia di Sara e del suo bimbo che non ha visto il mondo
Il 15 ottobre ricorre la “giornata mondiale della consapevolezza sulla perdita perinatale ed infantile". Sara aiuta chi si trovi a vivere la sua stessa esperienza. A Varese il Melograno sarà a Villa Toeplitz per ricordare tutti i bimbi mai nati

Non era preparata, quel giorno. Aveva 28 anni, era alla 38esima settimana di una gravidanza splendida, agognata e cercata, e tutto procedeva alla perfezione: «Una mattina, alla trentottesima settimana più 4 giorni, mi sono svegliata e non ho sentito muoversi il mio bimbo. Che strano, mi dissi, in genere è così attivo. Mi precipitai in pronto soccorso. E lì, davanti a quel medico, il mondo crollò. Mi disse: “Non c’è più battito”»
PERCHE’ NESSUNO MI AVEVA PREPARATO A QUEL DOLORE LACERANTE?
«Come era stato possibile? Cosa era successo? Cosa avevo combinato?». A distanza di due anni, Sara ricorda ancora con lucidità quel momento di dolore lacerante per una morte fetale che non aveva, e non ha alcuna ancora oggi, giustificazione, nessun campanello premonitore.
«Ancora mi chiedo perchè nessuno ne parli ai futuri genitori, perché non li si prepari. So perfettamente che stiamo parlando di un evento eccezionale, inimmaginabile. Ma arrivare totalmente indifesi è terribile».
ERO VICINA ALLE ALTRE MADRI, MA COSI’ TERRIBILMENTE LONTANA
La vita e la morte fanno parte di un tutt’uno ma emotivamente sono agli antipodi, l’uno la negazione dell’altro.
La gioia di una vita che nasce non lascia spazio al dramma dell’evento imponderabile, del caso beffardo e inspiegabile: «La cosa difficilissima è stata anche dover partorire mio figlio senza vita. Era il 16 settembre, e dopo due giorni di travaglio con parto indotto, il mio piccolo è venuto al mondo. In silenzio, senza un vagito mentre attorno a me le altre madri spingevano per far nascere i loro neonati urlanti… Ero vicino alle altre madri ma così terribilmente lontana da loro».
NON ERA COLPA DI NESSUNO, SOLO UN DESTINO CRUDELE
In sala parto, Sara e il marito possono abbracciare il loro piccolo: «Era bellissimo. Un bambolotto: ciglia lunghissime, tanti capelli e una boccuccia rossa. Perfetto. Una gioia immensa poterlo cullare, eppure uno strazio inspiegabile. La vita ci aveva beffato: la ragione della morte è stata naturale, come la morte in culla ma nella fase uterina. Non era colpa di nessuno, solo un destino crudele».
IL MOMENTO DELL’ADDIO E’ STATO SOLO NOSTRO, MIO E DI MIO MARITO
Per Sara è stato ancora più duro dover dire addio a quel figlio: «Il momento della chiusura della bara è stato straziante, il momento peggiore in assoluto, perché in quel momento la nostra storia famigliare, tanto agognata e sognata, finiva. Io e mio marito ci siamo presi tutto il tempo, in maniera forse, egoistica, lasciando gli altri fuori. Un momento solo nostro, l’unico per sempre. Poi, al funerale, non mi reggevo in piedi per lo sforzo fisico, le troppe emozioni. Avvinghiata al braccio di mio marito ho accompagnato il mio bambino».
UNA PAGINA INSTAGRAM E UN LIBRO PER ESSERE VICINO A CHI VIVE LA STESSA ESPERIENZA
Oggi Sara è diventata madre, ha un figlio e vorrebbe che nessun altro fosse costretto ad affrontare un lutto così devastante come è toccato fare a lei: «Io e mio marito abbiamo affrontato tutto insieme, aiutandoci e sostenendoci. È stato fondamentale il supporto dello psicologo che l’ospedale di Legnano ha messo a nostra disposizione. Per un anno sono stata in analisi e, se oggi riesco a parlarne, è solo grazie a quel percorso. Oggi siamo una famiglia, ho un bimbo arcobaleno e non dimentichiamo quel nostro figlio che abbiamo lasciato andare via. La sua immagine è scolpita nelle nostre menti e nel nostro cuore. Per questo io ho deciso di aprire una pagina Instagram ( rinascere_felici) dove racconto la mia storia e sono a disposizione di chi sta vivendo lo stesso mio dolore. Parlare di morte in un reparto di ostetricia è impossibile: capisco che sia un argomento ostico e inquietante, ma anche la solitudine nell’affrontare tragedia è un’esperienza devastante. Soprattutto occorre che madri e padri non si sentano sbagliati, che non debbano colpevolizzarsi».
IO SONO A DISPOSIZIONE PER ASCOLTARE, CONSIGLIARE, SOSTENERE
Sara ha scritto un libro “Dieci giorni alla felicità”, raccontando la sua storia: «Io sono a disposizione. Grazie al mio profilo Instagram ho ascoltato tanti racconti differenti: genitori che hanno bisogno di parlare e altri che hanno chiuso nel profondo quel dolore. La comunità che abbiamo creato è a supporto e sostegno di chi è nel panico e io credo che parlarne può solo migliorarci e prepararci a reagire a tanta sofferenza».
IL 15 OTTOBRE UN’ONDATA DI LUCE PER ILLUMINARE I BIMBI MAI NATI
Il 15 ottobre ricorre la“giornata mondiale della consapevolezza sulla perdita perinatale ed infantile: anche il Melograno di Gallarate ricorderà la storia dei tanti bimbi che non hanno sfiorato la vita «Ci sarò anche io presente per esprimere vicinanza ma anche per far sapere che l’imponderabile può capitare. Alle 19 sarà accesa una candela a Varese come in tutto il mondo: attraverso i diversi fusi orari, la piccola fiaccola illuminerà, con un’ondata di luce, quei bambini mai nati».
L’evento dal titolo “Uscire dal silenzio” si terrà a Villa Toeplitz Via Giambattista Vico Varese dalla ore 17.00
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