Sciopero dei lavoratori del commercio e turismo. “Gli eroi della pandemia sono diventati invisibili”
Sono oltre cinque milioni i lavoratori e le lavoratrici dei settori commercio, turismo e servizi che venerdì 22 dicembre incroceranno le braccia per protestare contro il mancato rinnovo dei contratti collettivi nazionali

Sono oltre cinque milioni i lavoratori e le lavoratrici dei settori commercio, turismo e servizi che venerdì 22 dicembre incroceranno le braccia per protestare contro il mancato rinnovo dei contratti collettivi nazionali. Lo sciopero generale indetto unitariamente dalle categorie Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil prevede cinque manifestazioni in contemporanea nelle città di Milano, Roma, Napoli, Cagliari e Palermo, per giungere alla sottoscrizione del rinnovo dei Contratti nazionali coerenti con le richieste sindacali. (Nella foto da sinistra: Livio Muratore, Giuseppe D’Aquaro e Guido Murvana)
«Stiamo parlando di contratti collettivi scaduti nel 2019 – spiega Livio Muratore della Filcams Cgil – È uno sciopero molto sentito perché in questi quattro anni di mancato rinnovo c’è stata la pandemia, durante la quale questi lavoratori, facendo enormi sacrifici e rischiando la propria salute, hanno garantito agli italiani servizi essenziali, soprattutto nella grande distribuzione. Una situazione che ha il sapore della beffa: da una parte c’è Confcommercio che non vuole sedersi a un tavolo, dall’altra c’è il Governo che parla di salario minimo, senza fare nulla. E in mezzo ci sono i lavoratori che non hanno né l’uno né l’altro».
«È necessario che le associazioni datoriali comprendano che la perdita di potere d’acquisto per via dell’inflazione dei salari va recuperata – aggiunge Giuseppe D’Aquaro segretario generale della Fisascat Cisl dei Laghi – La grande distribuzione, a fronte dei grandi profitti fatti durante la pandemia, non vuole riconoscere ai propri dipendenti il recupero di salario attraverso la contrattazione collettiva nazionale. La forbice tra lavoratori poveri e lavoratori ricchi si è allargata ulteriormente, soprattutto in Lombardia dove il costo della vita è decisamente più alto. Sono ragioni più che sufficienti per fare uno sciopero generale della categoria».
I contratti in attesa di rinnovo sono tanti, a partire dal commercio e turismo, ma anche pubblici esercizi, distribuzione cooperativa, terme e industria turistica per citare i più conosciuti. «Sono tanti e sono scaduti da troppo tempo, quello del turismo dal 2018 – sottolinea Guido Murvana segretario della Uiltucs – e le aziende e le associazioni datoriali non si vogliono sedere al tavolo per discutere degli aumenti. Anzi, vogliono mettere mano a tredicesime, quattordicesime e permessi Rol (ex festività, ndr) che sono intoccabili. Di mezzo c’è stata una pandemia e a quelli che sono stati definiti allora degli eroi, come i lavoratori della grande distribuzione che hanno permesso a tutti noi di approvigionarci di beni di prima necessità in quei drammatici mesi, oggi non gli si riconosce un sacrosanto diritto al rinnovo del contratto tenendo conto di tutti i fattori che hanno eroso il potere d’acquisto dei salari, inflazione compresa. Il Governo dovrebbe sensibilizzare le controparti ma non lo fa e non dà nemmeno segnali sulla questione relativa al salario minimo. Ecco perché si sciopera».
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