Malore in volo prima dell’atterraggio a Malpensa: interviene un tecnico dell’ospedale di Varese
Malore a bordo del Catania-Malpensa di lunedì 8 gennaio. Provvidenziale l'intervento del tecnico biomedico di rientro dalle vacanze

Sulla poltrona 27A del volo Catania-Malpensa, un tecnico biomedico agrigentino in servizio presso l’ospedale di circolo a Varese, si apprestava a godersi un momento di relax durante il ritorno dalle vacanze natalizie. “Accendo il mio tablet, e decido di rilassarmi con la lettura,” racconta lui stesso, ma il destino aveva in serbo per lui un compito ben più cruciale.
Dall’altra parte dell’aereo, infatti, stava per accadere un’emergenza. “Una signora inizia a gridare. Il marito perde i sensi e si accascia sulla poltrona,” descrive il tecnico. Il personale di bordo tentava di risvegliare l’uomo incosciente, ma senza successo. “Mancano 20 minuti per l’atterraggio,” prosegue il tecnico, delineando una situazione di crescente tensione e paura.
“Una delle hostess presa dallo sconforto si rivolge verso di noi per chiedere se c’è un sanitario a bordo,” ma in quel momento, solo il tecnico era in grado di intervenire. Senza esitare, lascia il suo posto per correre in aiuto. “Controllo il polso e noto assenza di battito, metto due dita sulla carotide, niente. Il paziente è andato in arresto cardiaco” racconta il tecnico, descrivendo con dettagli clinici la gravità della situazione.
Iniziava una corsa contro il tempo per salvare una vita. “Inizio a fare la manovra cardiopolmonare”, racconta. Le prime serie di compressioni non sortiscono effetto. “Chiedo subito allo stuart di prendere il defibrillatore,” continua, sottolineando l’urgenza del momento.
Dopo minuti di intensa rianimazione e una scarica del defibrillatore, il cuore dell’uomo riprende finalmente a battere. “Ricontrolliamo e finalmente il cuore riprende a battere,” ricorda con sollievo. Mentre il personale di bordo prepara l’atterraggio, il tecnico rimane al fianco del paziente, assicurandosi della sua stabilità.
L’atterraggio diventa un momento di transizione, con anestesista e infermieri che prendono in consegna il paziente. Solo dopo, il tecnico riceve una telefonata dalla moglie dell’uomo, che lo ringrazia per il soccorso prestato. “Il marito è in osservazione in ospedale ma fuori pericolo“, gli viene riferito.
Infine, riflette sulla vicenda: “Ringrazio il Signore per avermi dato lucidità e freddezza in quei 20 minuti interminabili della mia vita”.
In seguito alla testimonianza siamo però riusciti ad ottenere tre conferme su alcuni elementi che potrebbe ridimensionare l’entità di quanto raccontato. Innanzitutto, secondo il tecnico, l’uomo soccorso avrebbe avuto un “arresto cardiaco”, uno tra i malori più seri che ci possono essere, e che all’arrivo in aeroporto sarebbe stato affidato ad “anestesista e infermieri”. Questo significa che ad accogliere il malcapitato sarebbero state per forza di cose un’ambulanza e un’automedica: il punto è che l’8 gennaio non risulta alcun intervento di questo tipo in aeroporto tra quelli effettuati dal 118 di Varese, e traccia non se ne trova neanche nei database dell’Agenzia Regionale di Emergenza e Urgenza. La terza conferma che qualcosa non vada arriva anche da “fonti vicine alla compagnia aerea coinvolta”, come si suol dire in questi casi, che hanno fatto trapelare di non essere a conoscenza di alcun malore registrato a bordo dei loro aerei su quella tratta.
È possibile dunque che l’entità del malore sia quantomeno da ridimensionare? Raggiunto telefonicamente dal nostro giornale il tecnico ospedaliero conferma di aver prestato soccorso ad un uomo su quell’aereo. Non resta che pensare, dunque, che al netto di ulteriori controlli sanitari possa essersi trattato di un malore fortunatamente più lieve di quanto poteva sembrare nei primi momenti di soccorso.
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