Ghiaccio nero

La prima lega di hockey d’America venne fondata nel 1895 e comprendeva squadre formate solo da giocatori di colore. Quando bianchi e neri non potevano giocare insieme. Per legge

alla balaustra colored hockey league

(d. f.) “Ghiaccio Nero” è la seconda puntata della rubrica di Marco Giannatiempo curata dalla redazione sportiva di V2 Media/ VareseNews e dedicata alla cultura dell’hockey su ghiaccio. “Alla balaustra” ha cadenza quindicinale e viene pubblicata il primo e terzo (ed eventualmente quinto) lunedì pomeriggio di ogni mese.

Un francobollo celebrativo emesso dalla Canada Post nel 2020 (in alto la cartolina), ha ricordato la Coloured Hockey League of the Maritimes festeggiandone i 125 anni dalla fondazione. La CHL è un importante frammento di storia dell’hockey su ghiaccio: lo si scopre osservando in filigrana quel francobollo, punto di visione da cui ne emerge una storia incredibile generata manco a dirlo dalla mente di un visionario. Anzi due, Henry Sylvester Williams ed il fratello James Borden, padri battisti che compresero l’enorme importanza sociale e politica dello sport, applicando di fatto rudimentali ma efficaci regole di marketing alla chiesa e utilizzando proprio l’hockey su ghiaccio come strumento.

Siamo nell’America di fine’800 dove sono in vigore le leggi Jim Crow, quindi all’apice del razzismo, con regole che impongono in gran parte del paese la separazione tra bianchi e neri. Nelle scuole pubbliche, sui mezzi di trasporto, al ristorante ed in moltissimi altri luoghi ci sono apposite zone riservate ai neri, e questa regola vale anche per lo sport; quindi, se vuoi dare vita ad un’attività sportiva che comprende giocatori di colore, devi farlo relegando l’attività stessa ai soli neri.

“Poco male” pensano Henry e James, la lega si farà comunque, perché i religiosi vogliono aiutare proprio le minoranze tramite lo sport, che serve per fare aggregazione e mettere assieme le famiglie. Di laghi ghiacciati ce ne sono in abbondanza, e poi quella diceria che i neri soffrono il freddo non è neppure vera, quindi che hockey sia!

Il primo ingaggio della Coloured Hockey League si gioca il 27 febbraio 1895 al Dartmouth Curling Rink: sul ghiaccio amico gli Eurekas sfidano i Jubilees, la partita finisce 1 a 1, anche sei i Jubilees scalfiscono (nel vero senso della parola visto che i montanti erano in legno) due pali della gabbia avversaria. Il pubblico accorso in massa si diverte, i cronisti presenti raccontano di uno sport diverso da quello che era l’hockey su ghiaccio visto sino a quel momento nei tornei dilettantistici: ora si fa sul serio. Il torneo comprende una dozzina di franchigie, in rappresentanza di altrettante chiese, lo showtime pre gara come lo conosciamo oggi non esiste: è una funzione religiosa ad anticipare le ostilità, presumibilmente per richiesta diretta dello “sponsor”.

Il progetto funziona, anche se i mezzi sono molto limitati e la maggior parte delle partite si gioca sui laghi ghiacciati, cosa che almeno all’inizio limita la crescita della lega. Negli anni successivi arrivano anche Africville Sea-Sides e Halifax Stanley, due ottime squadre e ora i laghi non bastano più, quindi gli organizzatori bussano alle porte dei vari stadi del ghiaccio. Ma a loro, ai neri, il ghiaccio è concesso solo a partire dalla fine di gennaio, quando i tornei amatoriali dei bianchi sono terminati. Questo non scoraggia gli organizzatori che nelle poche settimane a loro disposizione organizzano una competizione di alto profilo, che fa registrare una crescita tecnica del movimento non indifferente.

Si introducono nell’hockey giocato una serie di innovazioni a diversi livelli, con regole meno stringenti che trasformano il gioco in più fisico e spettacolare, molto simile a quello odierno. Arrivano i primi efficaci schemi di gioco ma non solo, visto che durante una partita il portiere Henry “Braces” Franklyn degli Halifax Eureka lascia la posizione eretta, alla quale erano abituati i portieri nell’hockey, per scendere sul ghiaccio quasi in spaccata. “A farfalla”, nel tentativo riuscito di parare un disco, creando di fatto lo stile che oggi conosciamo.
Sempre in CHL è partito dal bastone dell’afro-canadese Eddie Martin, anche lui giocatore degli Halifax Eureka, il primo slap shot in un campionato professionistico.

Aggregazione, divertimento e innovazione sono un propulsore incredibile che spinge la locomotiva della CHL verso un florido orizzonte, aumenta la visibilità e il pubblico. Il movimento desta sempre più curiosità e qualcuno propone persino tornei misti! Tornei misti tra bianchi e neri? Non ci siamo, ora è decisamente troppo, serve fare qualcosa e serve farlo subito, anzi forse non serve fare proprio nulla.

La stampa smette di scrivere di questa lega di neri: un solo articolo, pure negativo, tra il 1905 e il 1906, poi in maniera quasi contemporanea i palazzetti del ghiaccio chiudono le porte alle squadre di colore. Niente ghiaccio, neppure nei periodi morti, meglio tenere le piste vuote e non incassare che far giocare quelli della CHL. La lega prova a tornare sui laghi ghiacciati, ma a un campionato di quelle dimensioni ora le piste naturali non bastano più e il meccanismo si inceppa. La Coloured Hockey League resiste ancora qualche anno prima di sciogliersi, perdendo la sua partita più importante, quella contro l’ignoranza.

L’hockey si sa è fatto anche di statistiche, e i numeri ci dicono che la National Hockey League (NHL) nacque solo 23 anni dopo la fondazione della CHL; bisognerà invece aspettare ben sessantatré anni prima che la Hockey Hall of Fame accolga il primo giocatore nero, Willie O’Ree.

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Pubblicato il 29 Gennaio 2024
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