Pellicini sulla tassazione dei frontalieri: “Polemiche di bassa lega”
In risposta alle recenti polemiche riguardanti la tassazione dei lavoratori frontalieri in Italia, anche l’Onorevole Andrea Pellicini è intervenuto sulla questione

In risposta alle recenti polemiche riguardanti la tassazione dei lavoratori frontalieri in Italia, anche l’Onorevole Andrea Pellicini è intervenuto sulla questione.
«Stupisce che anche persone serie dell’opposizione come il Senatore Alfieri si prestino ad una polemica di bassa lega, come quella messa in questi giorni, per far credere che il governo, al fine di fare cassa, miri a tassare in Italia i frontalieri oggi tassati solo in Svizzera. Non c’è nulla di più falso» esordisce il deputato luinese di Fratelli d’Italia.
L’Onorevole ha sottolineato che la tassazione dei frontalieri è regolata dall’accordo internazionale Italia – Svizzera, ratificato con la legge 83/2023, «votata all’unanimità dalle forze politiche in Parlamento e non solo da PD» sottolinea. Questo accordo definisce il lavoratore frontaliere come colui che è fiscalmente residente in un Comune il cui territorio si trovi entro 20 chilometri dalla frontiera, lavora come dipendente nell’area di frontiera dell’altro Stato e rientra ogni giorno dal lavoro al proprio domicilio.
Pellicini ha poi chiarito che il collegato 90 alla Riforma fiscale sulla fiscalità internazionale non ha nulla a che fare con lo status dei frontalieri, ma ridefinisce il criterio di residenza fiscale, sostituendo il criterio del domicilio con quello della residenza effettiva, nel rispetto delle convenzioni internazionali sul tema.
«Nel caso dei frontalieri questo problema non sussiste, in quanto è l’accordo fiscale che li definisce fiscalmente residenti in Italia e, nonostante ciò, li assoggetta alla tassazione svizzera (totale per i vecchi frontalieri, parziale per i nuovi) – ha affermato Pellicini – Quindi è assolutamente falso e palesemente scorretto affermare che l’attuazione della delega fiscale miri a far tassare in Italia in frontalieri. Ciò andrebbe ovviamente a violare un trattato internazionale che, invece, per essere modificato, necessita dell’accordo dei due Stati. Comprendo pertanto l’indignazione manifestata sui medesimi temi dall’On. Stefano Candiani».
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