Barbara Colombo (Ucimu): “I decreti attuativi per la transizione 5.0 sono in ritardo”

La presidente dell'Unione costruttori macchine utensili è intervenuta all'assemblea del gruppo merceologico delle imprese “Meccaniche metallurgiche e fonderie” di Confindustria Varese

Economia varie

Durante l’assemblea del gruppo merceologico delle imprese “Meccaniche metallurgiche e fonderie” di Confindustria Varese, che si è tenuta a Villa Recalcati, sede della Provincia di Varese, sono emersi una serie di spunti interessanti sul futuro del settore. Nel suo intervento, Bianca Maria Colosimo, professoressa del dipartimento di meccanica del Politecnico di Milano, ha definito alcuni passaggi che caratterizzano la transizione 5.0: dalla velocità imposta dall’innovazione tecnologica alla massa critica necessaria per competere sui mercati, passando per l’integrazione del data mining (estrazione di dati) e dell’intelligenza artificiale.
All’assemblea era presente anche Barbara Colombo, presidente di UcimuSistemi per produrre, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione.

Presidente, si è ritrovata nella visione della professoressa Colosimo rispetto alle sfide che attendono il settore della meccanica in Italia?
«Si, mi ci sono ritrovata, a partire dal discorso che ha fatto sulla velocità di intervento fino alla questione della massa critica. Un esempio di ciò può essere quello che è successo negli ultimi anni con la Cina e con l’utilizzo del laser nel nostro settore. Alcuni costruttori cinesi sono partiti con questa tecnologia sfruttando una serie di vantaggi competitivi rispetto all’offerta europea tra cui quelli dei costi e della produzione di grandi volumi. Questo ha spiazzato alcune aziende di Area-EU che possono vantare una lunga tradizione ed esperienza sul campo pur lavorando su numeri decisamente più contenuti. Cosa fare dunque? Continuare ad innovare, così come è nostra abitudine, anche per raggiungere gli obiettivi di efficienza produttiva e energetica e riduzione dell’impatto ambientale. Anche perché, dobbiamo ricordarci, che, indipendentemente dal prezzo del bene, deve essere garantita sempre la soddisfazione dei requisiti previsti dalle norme di sicurezza dei macchinari e dalle leggi in materia salute e sicurezza sul posto di lavoro definite a livello europeo. In tutto questo ci aiuterà nel prossimo futuro anche l’intelligenza artificiale. Ecco le nostre sfide del futuro».

Qual è la situazione attuale di mercato per i costruttori di macchine utensili?
«Sul mercato domestico c’è stata e c’è ancora un’attesa dei nuovi incentivi legati alla transizione 5.0. Purtroppo non sono stati ancora emanati i decreti attuativi, attesi per febbraio, che dovrebbero arrivare a maggio. Pertanto si è creato un rallentamento comprensibile negli investimenti: chi deve comprare un macchinario aspetta di sapere quando ci saranno gli incentivi. Occorre accelerare i tempi perché la dead line è a fine 2025. Per un’azienda italiana che deve prendere l’ordine, fabbricare e consegnare, quella scadenza è dietro l’angolo».

Cosa pensa a proposito di data mining e intelligenza artificiale da implementare nei sistemi produttivi?
«È importante in chiave green e di sostenibilità, soprattutto in settori come la meccanica e la metallurgia. Il tema dei dati forniti ai sistemi di intelligenza artificiale che stiamo introducendo nei nostri macchinari ritengo che sia cruciale. Sarebbe interessante fare una mappatura per conoscere qual è l’orizzonte temporale delle aziende che in provincia di Varese hanno deciso di implementare queste nuove tecnologie. La velocità, in questi casi, è una variabile critica e fondamentale. Bisogna capire come siamo posizionati oggi e che intenzioni abbiamo per il futuro, quali attività stiamo svolgendo e quante risorse pensiamo di investire su queste attività che sono rivoluzionarie e richiedono collaboratori giovani se non giovanissimi». Nell’assemblea di oggi si è accennato più volte alla caratteristica “sartoriale” delle aziende italiane.

E più un pregio o un difetto?
«Non è una novità dire che l’Italia ha da sempre le capacità di identificare le esigenze della clientela, una qualità che i nostri competitor nel resto del mondo non hanno. La sfida è rendere sostenibile questa grande qualità. In altre parole: bisogna essere bravi a fare i conti. Solo in questo caso a produzioni speciali corrispondono margini interessanti».

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

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Pubblicato il 24 Aprile 2024
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