Giovanni Cassani, assassinato nel lager di Gusen, è tornato nella sua Viggiù in una Pietra d’inciampo
Questa mattina a Viggiù momenti di commozione e una bella cerimonia per la posa della Pietra d'inciampo che ricorda il cittadino viggiutese morto in un sottocampo di Mauthausen nel 1945 dopo un anno di prigionia

Una mattinata gelida ma piena di calore umano ha accolto la Pietra d’inciampo dedicata a Giovanni Cassani, viggiutese assassinato nel 1945 nel campo di sterminio di Gusen, un sottocampo di Mauthausen.
Questa mattina in piazza Albinola, accolti dal sindaco Emanuela Quintiglio, i vertici dell’Anpi provinciale, autorità civili e militari, associazioni e i ragazzi dell’Istituto comprensivo hanno letteralmente riportato a casa Giovanni Cassani, ricercatore chimico deportato per motivi politici e per la sua lotta per i diritti dei lavoratori alla Falk di Sesto San Giovanni, inghiottito dal lager e scomparso nel fumo di un forno crematorio. Di lui a Viggiù restava solo la targa di una via che gli era stata intitolata anni fa alla frazione Baraggia, ma da oggi il nome di Giovanni Cassani brilla con la data di nascita e quella della sua uccisione davanti al Comune di Viggiù.
«Giovanni non era ebreo, non apparteneva a nessuna categoria di “diversi” perseguitati dal nazismo in quanto tali – ha detto Emanuela Quintiglio rivolgendosi in particolare ai ragazzi delle scuole – Era una persona come noi, come tutti, che esprimeva le sue idee e lottava per i suoi diritti e per questo è stato arrestato e deportato, per poi morire pochi mesi prima della liberazione del campo di concentramento in cui era rinchiuso. E’ morto per il suo impegno civico ed è una cosa che oggi ci sembra assurda ma da non dimenticare mai. Proprio per questo abbiamo voluto questa Pietra d’inciampo e l’abbiamo voluta posare davanti al Municipio, che è la casa di tutti ed è il punto del paese dove tutti passano. Così il nostro concittadino non sarà mai dimenticato».
Parole che hanno commosso Maria Luisa e Gianluigi Galli, i nipoti di Giovanni Cassani presenti alla cerimonia.
Ester De Tomasi, presidente dell’Anpi provinciale, che nei giorni scorsi è stata nelle scuole di Viggiù per parlare agli studenti, ha ricordato il valore simbolico delle Pietre d’inciampo: «Con questa pietra oggi Giovanni è tornato a casa. Nel ho viste tante di queste pietre, in tanti paesi, ma quando come oggi ne posiamo una nel nostro territorio la commozione è grande. Come Anpi provinciale ne abbiamo ordinate 34 e posate 24. Attendiamo le altre mentre continuiamo a cercare le storie di chi è stato assassinato nei lager e di cui dobbiamo e vogliamo conservare la memoria perché quello che è successo non accada mai più».
La storica Francesca Boldrini, che da anni cerca e ricostruiresce le storie dei deportati della provincia di Varese, ha raccontato quanto si è riusciti a ricostruire della vita di Giovanni Cassani: «Quella di oggi non è una cerimonia funebre – ha detto – ma un momento di ricordo e di gioia, è l’abbraccio di una comunità a una persona che in un certo senso torna ad abitare quella comunità. Lo sguardo affettuoso di chi passando noterà la Pietra d’inciampo sia una sorta di risarcimento per lo spirito di Giovanni Cassani, che nella sua amata Viggiù non è mai potuto tornare».
A chiudere la mattinata in piazza, prima della posa della Pietra d’inciampo gli interventi dei ragazzi delle classi quinte delle scuole di Viggiù e Baraggia che hanno commosso tutti cercando di dare voce ai pensieri e alle paure di Giovanni Cassani chiuso nel lager. Infine il canto di “Bella ciao” che ha coinvolto tutti i presenti e il suono delle campane a festa mentre Chiara Bonicalzi, sindaco del Consiglio comunale dei ragazzi, posava la Pietra d’inciampo davanti all’ingresso del Comune.

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