“La ribelle di Gaza” per capire un conflitto senza fine
Il libro di Asmaa Alghoul e Sélim Nassib è stato tradotto ed è uscito in Italia da due mesi grazie a E/o. Pubblicato in Francia nel 2016 racconta la vita a Gaza fino alla guerra del 2014

La ribelle di Gaza di Asmaa Alghoul e Sélim Nassib è stato tradotto ed è uscito in Italia da due mesi grazie a E/o. Pubblicato in Francia nel 2016 racconta la vita a Gaza fino alla guerra del 2014.
Un conflitto infinito tra Hamas e Israele scritto prima che scoppiasse la terribile guerra degli ultimi mesi.
Il libro ha un valore ancora più forte proprio perché racconta una storia che non è condizionata dalla folle azione terroristica del 7 ottobre che ha causato la morte di oltre 1200 persone.
Asmaa Alghoul si è sempre battuta contro Hamas. Giornalista, scrittrice ma soprattutto militante democratica guarda dentro la società palestinese e ne descrive pregi e difetti senza alcuno sconto. Un racconto pubblico e privato che restituisce un vissuto fatto di speranza ma anche odio e tragedie.
“Ecco il dramma dei palestinesi: o scelgono le bottiglie Molotov, o un evento a volte fortuito li mette su una strada che permette loro di scoprire i doni che hanno. (…) Purtroppo le nostre società sono costruite in modo da uccidere i talenti, mentre fabbricare una bottiglia Molotov è facilissimo!”
L’autrice entra nei meccanismi di una società che sembra destinata alla catastrofe e la fine del libro è amara perchè le bombe del 2014 che lei descrive e aveva vissuto fecero carneficine e stragi di civili e bambini. Una sorta di antipasto rispetto a quello che stiamo vedendo da mesi e sembra non trovare vie d’uscita.
“La morte davanti ai tuoi occhi è diversa dalla morte in televisione. Sullo schermo le immagini sono accompagnate da un’ottica ideologica o politica, da un “senso” che in fondo attenua l’evento e lo rende più sopportabile. Quando però si svolge sotto i tuoi occhi, l’evento ti riporta alle cose essenziali, la guerra e la pace, il bene e il male, la gente che muore perché la storia lo esige… Non si tratta più di Palestina né di altro, quello che hai sotto gli occhi è il fatto grezzo, la carne, il sangue, la morte, il sandalo e quelli che parlano ancora un secondo prima di morire… È molto più spaventoso, non c’è ringhiera, non c’è griglia interpretativa a cui reggersi. Vedi morire degli innocenti e i tuoi occhi credono quel che vedono, ma il cuore si rifiuta di accettarlo. È una cosa brutale, le persone non muoiono circondate dai propri cari, non dicono addio, non comunicano che stanno per morire, muoiono senza scelta, senza niente.”
E sembra non aver fine.
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