San Defendente, il santo disoccupato
Un viaggio in bicicletta nella provincia di Varese alla scoperta di luoghi "sconosciuti". Tappa alla chiesetta storica di Ceresolo, frazione del comune di Laveno-Mombello
Stiamo pedalando tra i laghi della provincia. A causa dei lavori per creare il sottopasso alla ferrovia all’ingresso di Laveno, che ispezioniamo come due humarel, prendiamo la ciclabile da Cittiglio al lago Maggiore e proseguiamo per la sponda povera verso sud.
“Certi santi bisogna conoscerli perché non hanno molto da fare e ti possono essere utili. Vuoi mettere un san Franceso o un san Giuseppe? Quelli non sanno a che santo votarsi per tutte le richieste di intercessioni che ricevono. Adesso ti porto a conoscerne uno che è molto poco oberato dalle richieste”, mi invita ad una deviazione di percorso l’amico che non si potrebbe che chiamare Angelo.
Mamma di Cerro, varesino doc, lui apprezza i posti come questo: casette storiche, tappeto di erba rasata fino al portone d’ingresso della chiesetta del IX secolo con affaccio sul lago e torre campanaria di pietre a vista con una bifora che sembrano un paio d’occhi di sorveglianza. Siamo a Ceresolo, frazione di Cerro, comune di Laveno-Mombello, in via Canton Di Corte 15.
L’edificio è semplice con una navata unica suddivisa in due campate, coperte da volte a crociera, e un presbiterio voltato a crociera con un’abside semicircolare. Siamo curiosi di conoscere la storia di questa chiesa e del suo santo patrono.
La prima menzione della chiesa risale all’846, quando era dedicata ai Santi Nazario e Celso, con la presenza continuativa di un prete, forse disposta dal nobile Eremberto, vassallo imperiale, fondatore e benefattore della chiesa dei Santi Primo e Feliciano a Leggiuno. Nel secolo XI, il campanile a base quadrata e canna liscia venne eretto. Quando divenne cimiteriale nel XVII secolo, fu dedicata a San Defendente, il martire che si rifiutò di fare un sacrificio al culto pagano, imposto dell’imperatore romano Massimiano, diventando così simbolo di resistenza.
Scopriamo di più sulla chiesetta, la più antica di tutta la provincia, e il suo santo nel volume “La Via Sacra del Sempione, 1500 anni di storia mauriziana” del professore Adriano Antonioletti (2015). L’autore ci ricorda l’importanza di queste terre come crocevia tra le Gallie e la penisola. Il Sempione, un percorso alternativo al passo del San Bernardo, è diventato cruciale durante l’epoca romana, specialmente durante la “crisi del III secolo” . I passi colleganti il Vallese svizzero al territorio subalpino obbligano a salire a quote abbastanza elevate.
La via del San Bernardo (da Martigny ad Aosta) risulta nei secoli spesso impraticabile e il suo attraversamento costituiva un’impresa che rimaneva negli annali. Anche il Sempione era praticato, ma le notizie dei passaggi sono scarse fino a Settimio Severo, quando l’antica via militare viene riattata o in parte ricostruita, diventando un secondo itinerario per le Gallie. Il Sempione (Summo Plano) entra quindi in concorrenza con il passo valdostano essendo posto a media quota, meno impervio, più rapidamente percorribile, e la storia lo premia per il servizio che rende alla città padana di Mediolanum, eletta come capitale dell’impero romano nel III secolo.
Questo ci porta al cuore della nostra storia. L’impero romano della massima espansione è lontano e sta vivendo quella che viene definita “la crisi del III secolo”. Diocleziano aveva capito la sfida impossibile di un controllo centralizzato sul vastissimo impero e l’aveva diviso in due parti amministrative principali e due secondarie, governate da due augusti e due cesari (la tetrarchia). Scelse per sé l’Oriente e nominò Massimiano imperatore d’Occidente. Costui spostò la capitale da Roma a Mediolanum, ritenendone la posizione più vicina al cuore dell’impero e meglio collocata per la difesa del territorio. Massimiano si pone come campione dell’integrità pagana e spinge alla più feroce persecuzione anticristiana della storia. San Defendente e i suoi compagni furono tra i martiri di questa persecuzione. Nella Gallia intere tribù vennero sterminate; quella dei Bagaudi costrinse l’imperatore a riunire un imponente contingente nella valle del Rodano presso Agauno (l’attuale Saint-Maurice, nel Canton Vallese) nel 287 DC. Vi confluirono corpi militari dislocati ai confini dell’impero. Tra di essi anche uno comandato da Maurizio, proveniente da Tebe d’Egitto, dove la fede cristiana si era totalmente diffusa. Arrivati via mare, i legionari sostarono a Roma e poi si diressero verso la pianura padana. Scavalcate le Alpi, giunsero nel Vallese. Massimiano, per essere sicuro della fedeltà delle truppe, richiese un rito propiziatorio pagano per il buon esito della campagna punitiva contro i Bagaudi cristianizzati. Ma all’ordine imperiale gli ufficiali della Legione Tebea opposero un netto rifiuto per un duplice motivo: il credo cristiano impediva loro di partecipare ad un rito ritenuto sacrilego e la missione non era motivata dalla repressione di una rivolta anti romana ma dalla volontà persecutoria nei confronti di correligionari.
Quando Massimiano si accorse che nulla avrebbe convinto i legionari tebei a desistere dal loro atteggiamento, ne ordinò il massacro ad opera delle truppe romane non convertite. Da questo episodio nascono, tra gli altri, i Santi Maurizio e Defendente. Fu solo con l’Editto di Tolleranza del 313, emesso da Costantino a Mediolanum, che le persecuzioni anticristiane finirono e il cristianesimo divenne rapidamente la religione ufficiale dell’Impero Romano. Il sacrificio di San Defendente e dei suoi compagni contribuì alla diffusione e all’affermazione del cristianesimo, segnando indelebilmente la storia di queste terre e della chiesa dedicata a lui a Ceresolo.
Il patrimonio storico e culturale dell’Italia non ha eguali al mondo e la provincia di Varese non è da meno, basta aprire gli occhi … e i libri.
“In provincia di Varese viviamo in paradiso”, Mariano Lazzati.
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