Il sindacato chiede un confronto con Beko prima del varo del piano industriale
Si chiede alla nuova proprietà turca il rilancio dei siti e l'esclusione di azioni traumatiche di licenziamento e di chiusura come avviene dopo le fusioni

Primo incontro al Ministero delle imprese e del made in Italy tra Beko Europe, che a partire dal 1° aprile scorso ha rilevato la Whirlpool Emea, e i sindacati di categoria Fim, Fiom, Uilm e UglM.
Beko, come è noto, è un grande gruppo globale che in Europa conta oltre 20.000 dipendenti, 11 siti produttivi, 6 laboratori di ricerca e sviluppo e 16 marchi, fra cui Beko, Grunding, Whirlpool, Hotpoint, Indesit.
L’attuale fase è caratterizzata da una domanda di mercato debole, in calo sensibile da due anni e da un significativo aumento dei costi anche determinato dalle difficoltà nella catena di fornitura. Di conseguenza si sta assistendo ad una contrazione sia dei volumi con saturazioni degli stabilimenti inferiore al 50% con tendenza a calare, con ulteriore riduzione dei margini.
L’AGGRESSIVITÀ DEI CINESI
Inoltre è molto aggressiva la concorrenza dei produttori asiatici, soprattutto cinesi. Per i prossimi cinque anni si prevede infine solo una leggera crescita del mercato degli elettrodomestici. A partire dal 1° aprile è stata avviata la fase di studio e di valutazione sia delle linee di prodotto sia delle fabbriche, che purtroppo nel 2024 raggiungeranno livelli di saturazione molto bassi; sulla base di ciò Beko immagina di predisporre un piano industriale entro l’autunno con la dichiarata ambizione di diventare il primo produttore europeo. «Dal tavolo registriamo che non è emersa la linea strategica industriale della Beko Europe – dice il sindacato – e con il quadro delineato il rischio per la tenuta dei siti è alto. Non è sufficiente crescere nel mercato dei prodotti di bassa e media gamma».
Per questi motivi Fim, Fiom, Uilm e UglM hanno chiesto di confrontarsi con i vertici di Beko prima del varo del piano industriale definitivo. «Vogliamo far valere il punto di vista e i legittimi interessi dei lavoratori – continuano i sindacati di categoria – offrendo collaborazione a patto che la nuova società opti per il rilancio dei siti ed escluda azioni traumatiche di licenziamento e di chiusura, che troppo spesso si accompagnano alle fusioni. Con rammarico registriamo che la direzione aziendale ha puntualizzato che il varo del piano industriale è di loro pertinenza e non ha fatto alcun riferimento a produzioni o investimenti da allocare in Italia».
IL GOVERNO FACCIA LA SUA PARTE
I sindacati chiedono infine al Governo di mantenere una forte attenzione su Beko/Whirlpool e, oltre al rispetto delle prescrizione della Golden Power, chiedono di mettere in campo risorse a sostegno dell’industria per aiutare la sostenibilità dei siti produttivi italiani. «Abbiamo rinnovato la richiesta di un tavolo di settore – concludono Fim, Fiom, Uilm e UglM – per affrontare le questioni di fondo che oggi ci penalizzano rispetto ad altre potenze industriali per difendere le produzioni e riportare alcune di quelle perse. Sulla base di ciò il Mimit ha assunto l’impegno di riconvocarci a settembre».
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