Crisi nei Calimali, si dimette il presidente Caccin. Cosa succederà al luogo più amato della Valle Olona?
Momento di crisi per l'associazione dei Calimali, con la dimissione del CdA e le prossime nomine interne. Il presidente dimissionario Caccin racconta la sua verità
«I Calimali sono coloro che “piantano gli alberi”, i Calimali sono coloro che hanno reso concreta la salvaguardia del territorio trasformando questo sito industriale dismesso in un’oasi di verde, i Calimali sono coloro che hanno messo a dimora dal 1987 ad oggi oltre mille alberi: questi sono i principi, le finalità che questa associazione ha portato avanti fino ad oggi; facciamo sì che tutto questo non sia stravolto»: con queste parole Claudio Caccin, da 31 anni in carica come presidente, ha rassegnato le sue dimissioni.
Con una assemblea straordinaria (richiesta da una parte dei circa sessanta soci per puntare all’insediamento di un nuovo CdA), il gruppo ha assistito a questa decisione finale. Contestualmente anche il consigliere Paolo Farè ha preso la medesima decisione. Due dimissioni che sembrano un fulmine a ciel sereno per i tantissimi frequentatori della valle, ma in verità si insinuano dopo mesi turbolenti all’interno del gruppo.
«Il mese scorso tre componenti del CdA si sono dimessi dalle loro cariche – racconta Caccin, deciso a ricostruire lo sviluppo dei fatti – Si tratta di Davide Passamonti, Mauro Boari e Marina Comerio, adducendo motivazioni nette, che mi coinvolgono direttamente. “Per assoluta e grave incomunicabilità con il presidente di vedute e di modalità di gestione dell’associazione stessa».
«All’assemblea, che ha seguito queste decisioni, è stato chiesto di esternare le loro ragioni, ma non hanno voluto rilasciare dichiarazioni.
Nella discussione che è seguita, altri consiglieri mi hanno accusato di “poca chiarezza e di gravi manchevolezze nel non fornire le fatture contabili al resto del CdA” durante una mia assenza per motivi di salute». In merito a tutto questo Caccin rifugge le accuse e dichiara di avere traccia del passaggio di informazioni che in realtà a suo dire sarebbe avvenuto.
Poi si ferma e scuote la testa ripensando a ciò che è successo.
«Che ci fosse una incomunicabilità con alcuni soci era evidente – riannoda i fili Caccin – ma ciò che è stato fatto è attaccare e non dialogare. Ho provato a proporre confronti, ma invano. Anche in occasione dell’assemblea di martedì, chi ha scelto di dimettersi lo scorso mese non ha voluto parlare. Perché? Sarebbe stata l’occasione per esternare i dettagli di quanto successo, chiedermi spiegazioni e provare a capirci».
Caccin tiene a rimarcare un dettaglio: «Ciò su cui mi fermo a riflettere non è la mia personale dimissione come presidente, ma il futuro del gruppo».
Le critiche hanno infatti compromesso l’apertura del bar, perché il temporale di accuse ha puntato non solo verso il presidente dimissionario, ma anche verso il socio che rappresentava legalmente la gestione del chiosco, il signor Alberto Alessandrini. Travolto da fulmini e saette dal sapore polemico, questa figura fondamentale per l’esercizio del bar ha fatto un passo indietro.
Claudio Caccin – che chi vive in Valle Olona ha imparato a conoscere, cogliendone lo spirito d’iniziativa, l’entusiasmo dopo eventi di successo, ma anche la sua ironia durante la Coppa Cobram (quando si travestiva dal conte Cobram) , fissa ora verso la parte esterna della struttura. Fuori un nonno segue il nipote su una biciclettina: il bambino tentenna, poi sembra trovare l’equilibrio.
I Calimali sono proprio questo: l’oasi di pace che unisce le persone, una delle cartoline più belle della Valle Olona. In questo quadro, l’associazione dei Calimali rappresenta da anni il punto di riferimento per il territorio, con iniziative, cura del verde, dialogo con altre associazioni e la certezza di un baretto al quale potersi fermare per qualcosa di fresco.
Tutto questo che fine farà?
Il chiosco è momentaneamente chiuso, il ricco calendario di eventi che riempiva già le agende dei mesi autunnali del 2024 resta in stand by.
Caccin fa un sospiro e cerca di trarre una conclusione su questa dolorosa parentesi che ha raccolto troppe voci animose e discussioni accese.
«Quello che so, è che ciò che lascio è un bilancio attivo con una buona liquidità, fondo di garanzia e un patrimonio di attrezzature. Oltre a questo, un patrimonio umano di circa 60 soci e i rapporti di collaborazione intessuti con il territorio. Sono stato accusato di essere troppo rigoroso nell’osservanza delle regole, quasi maniacale, ma l’attenzione ai dettagli è ciò che ha contribuito a salvare l’associazione durante gli anni del Covid. Io ci ho messo sempre tutto me stesso» chiosa Caccin.
Il futuro resta appeso ai movimenti dei prossimi mesi, quando – a inizio settembre – l’assemblea dei soci eleggerà un nuovo direttivo.
«Durante l’assemblea di martedì, Paolo Farè ha invitato coloro che vorranno candidarsi per la carica di presidente a farsi avanti, ma nessuno ha preso parola – racconta Caccin – avrei voluto sentir parlare di progetti, di idee, ad esempio sulla spinosa questione dell’età media avanzata dei soci (più del 70% è over 75enne), ma non è stato possibile».
L’ormai ex presidente dei Calimali parla, si racconta, ricorda con spirito propositivo il suo ruolo di tutor per il giovane William – che sta svolgendo il Servizio civile a Calipolis – ma poi torna sempre al medesimo punto: il futuro del gruppo.
La ricerca di dialogo anche con chi ha partecipato a questo (si può chiamare cosi?, ndr) “colpo di stato interno” non si esaurisce dunque.
«Attendo ciò che verrà deciso – conclude Caccin – spero emerga la ragionevolezza e si pensi a cosa sono i Calimali e cosa rappresentano per le comunità del territorio. Non mi interessano le guerre per il potere, auspico i soci pensino al futuro di questo piccolo angolo di paradiso, un “Patrimonio dell’umanità” come è stato definito Calipolis».
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