Nicolò Carucci: “Dispiaciuto per il cambio di barca, ma sono pronto alla sfida”
L'alfiere della Canottieri Gavirate è stato spostato dal quadruplo al doppio. «Non per mia scelta. Ritrovo Sartori di cui sono amico, ma per certi meccanismi serve tempo. Parigi premio per i miei sacrifici e per il supporto della famiglia»

C’è un piccolo “caso” nel mondo del canottaggio azzurro, di cui vi abbiamo dato conto qualche giorno fa: lo “scambio di imbarcazione” tra Nicolò Carucci e Luca Rambaldi a una manciata di giorni da Parigi, con il talento della Canottieri Gavirate spostato sul doppio senior e l’esperto vogatore ferrarese passato al quattro di coppia. Una mossa rara, a questi livelli, dove gli equipaggi lavorano di concerto per anni per affinare i meccanismi richiesti per gareggiare ad altissimi livelli.
Una mossa che il diretto interessato ha incassato con rammarico ma che, allo stesso tempo, ne ha ulteriormente innalzato le motivazioni. A 23 anni Nicolò Carucci è pronto per calcare il palcoscenico olimpico per la prima volta, il meritato coronamento per i sacrifici di un ragazzo che, da quando era liceale, partiva ogni giorno dalla sua Milano per allenarsi a Gavirate sotto la guida di Giovanni Calabrese.
Cambio di programma a ridosso delle Olimpadi. Nicolò, come ha preso questa decisione?
«Non nego che ci sia un po’ di rammarico, perché non è una cosa che ho scelto io. Ho remato sul quattro di coppia per tre anni e siamo sempre andati a medaglia: la mia intenzione era di continuare in questa direzione. Però la direzione tecnica ha fatto un’altra scelta quindi non posso che prendere di petto questa nuova sfida insieme a Matteo Sartori».
Un doppio che, per lo meno, ha già un passato e che può avere un futuro importante.
«Sì: io e Matteo abbiamo disputato insieme il Mondiale e l’Europeo under 19 nel 2019 (bronzo iridato, argento continentale ndr): ora riformeremo quell’equipaggio che, vista la nostra giovane età e il nostro curriculum sportivo, può crescere molto negli anni a venire. Tra noi il rapporto è ottimo anche perché, pur su barche diverse, da tanti anni siamo nel giro della Nazionale e ci frequentiamo durante ritiri e gare. Ora entrambi abbiamo una grande motivazione ed è il modo più giusto e razionale per affrontare la situazione».
Ci spieghi quanto è complicato cambiare barca in poco tempo.
«Chi non conosce il canottaggio fatica a capire la situazione ma vi assicuro che per creare la sinergia necessaria occorre parecchio tempo. Per andare forte a questi livelli serve un affiatamento più che perfetto, tanto che per migliorare le prestazioni bisogna lavorare su dettagli minimi. Posso fare un paragone con una macchina di Formula Uno: se si effettua una piccola variazione sul telaio o sul motore, bisogna poi verificare quanto questa può incidere sul risultato finale. Ci vuole tanto tempo per entrare nel ritmo del compagno o dei compagni di barca: noi stiamo facendo il possibile per ridurre al minimo questo periodo».

L’esordio olimpico è indubbiamente un momento speciale: come sta vivendo questa vigilia?
«Con grande serenità, anche perché sono uno che ama le cose difficili: credo che più aumenta lo stress, più si riesce a far emergere le proprie qualità, anche quelle che a prima vista non si vedono. In questo senso anche il cambio di formazione ha avuto aspetti positivi: mi permette di concentrarmi ancora di più su noi stessi, togliendo pressione all’obiettivo finale».
Parigi è anche il premio per tanti sacrifici: lei è di Milano ma da anni fa la spola con Gavirate per lavorare duramente alla Canottieri.
«Ho iniziato nel 2017, poco dopo il mio esordio con la nazionale giovanile: volevo essere allenato da Giovanni Calabrese che reputo essere tra i migliori coach in circolazione. Io avevo potenziale fisico, ma è lui che mi ha trasformato nell’atleta che sono diventato. Per questo ho cominciato a viaggiare tra Milano e Gavirate quando ero alle superiori: liceo al mattino, viaggio, allenamento e ritorno. Ora (ride ndr) non so più di dove sono: sto in ritiro tre settimane al mese, dormo a Milano sì e no quattro notti su 30…».
Quanto conta la famiglia per fare una vita simile?
«Tanto, e sono stato molto fortunato perché i miei genitori mi hanno sempre lasciato grande libertà nella mia scelta sportiva. Se ho potuto intraprendere questa carriera è anche per il loro approccio e il loro supporto. I miei familiari verranno a Parigi e mi daranno una spinta in più. Poi tengo anche a ringraziare le Fiamme Oro e la Canottieri Gavirate, le mie società».
A Parigi, lo ha già citato, ci sarà anche Giovanni Calabrese: in questi giorni vi siete sentiti?
«Sì, quotidianamente ed è un appoggio fondamentale per affrontare questa situazione del cambio di barca. Anche perché è una cosa che capitò anche a lui a Sidney 2000 quando poi vinse il bronzo e per questo mi sta ancora più vicino. A Parigi ci sarà perché allena anche l’atleta di Monaco (Quentin Antognelli ndr) e qualche consiglio me lo darà».
NICOLÒ CARUCCI
Disciplina: Canottaggio
Specialità: Doppio maschile
Nata: 22 gennaio 2001 a Milano
Provenienza: Milano
Società: Fiamme Oro – Canottieri Gavirate
Olimpiadi disputate: esordiente
PARIGI 2024 – Tutti gli articoli di VareseNews
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