“I problemi uccidono l’ospedale”: lettera di un dipendente che chiede risposte e non compassione

Il lavoro in corsia è sempre più pesante e i giovani si allontanano dalla professione. I sindacati parlano di difficoltà e indicano responsabilità politiche, regionali e anche aziendali

infermieri stanchi

L’ospedale sta morendo. Qualcuno lo aiuti.
L’appello accorato è di un dipendente della sanità pubblica che ogni giorno deve fare i conti con carichi di lavoro in aumento, responsabilità e frustrazioni.

Il lavoratore è un dipendente dell’Asst Sette Laghi che vede andar via colleghi, attirati da condizioni migliori nella vicina Svizzera, ma anche stremati da situazioni che impongono grande flessibilità, mancanza di opportunità economiche e di offerte concrete per migliorare la quotidianità: alloggi a prezzi calmierati, sconti per gli asili nido, parcheggi gratuiti.

Scrivo questa lettera mosso da delusione, rabbia e tristezza.
Scrivo questa lettera per cercare di portare alla luce alcuni dei problemi che stanno letteralmente uccidendo l’ospedale di Varese.

Da sempre si è puntato il dito contro la Svizzera per la fuga degli infermieri, attratti da stipendi stellari: la verità è che se un tempo era reale, ora non è più così semplice, il personale è stanco di essere trattato come mero numero, una pedina da spostare dove fa più comodo e da spremere fino al midollo.

Si sente spesso parlare di umanizzazione delle cure, ma mai di umanizzare quello che è il rapporto con il datore di lavoro. La prova tangibile è il disarmante silenzio davanti alle dimissioni di persone che hanno dato gran parte della loro vita a questo ospedale.

Abbiamo assistito alla glorificazione della aumentata operatività delle sale operatorie, senza soffermarci sulle conseguenze di ciò sul personale e sulla gestione post operatoria.

L’azienda, perché di questo ora si tratta, ha cercato di rendere attrattivo il posto di lavoro cercando sponsorizzazioni per sconti al personale. Idea buona, ma che non tiene per niente conto delle reali esigenze delle persone, delle madri o padri che non hanno un asilo nido convenzionato, dei neoassunti che potrebbero avere la necessità di un alloggio temporaneo in attesa di trovare qualcosa di più stabile, del personale che ha bisogno di corsi di formazione mirati al reparto assegnato e non imposti dalla regione, di chi tutti i giorni cerca di dare il massimo per un’azienda che volta le spalle al primo problema.

Si costruiscono nuovi padiglioni, nuove unità operative, ma senza il personale per riempire quelle già in essere.

Le cose che ho scritto sono ovvietà, le sa il personale, le sa la direzione ma nessuno sembra voler fare nulla in merito.
Sembrerebbe che vogliano porre fine all’eccellenza che un tempo lontano era l’ospedale di Circolo.

Non servono compassione o risposte che rimangono nell’etere. Servono soluzioni pratiche e immediate.

I rappresentanti sindacali concordano: il momento storico è molto difficile e il futuro appare ancora più nero.

«Quello che ha messo in evidenza il dipendente è sotto gli occhi di tutti – commenta Francesco Tucci rappresentante sindacale della Fials –  Criticità e situazioni organizzative mutevoli per gestire le carenze dei reparti portano alla demotivazione. Si sente dire che la sanità ha bisogno di maggiori investimenti, che il personale è allo stremo, vessato anche da pazienti sempre più critici e aggressivi. Ma non si va oltre le parole di solidarietà. Nulla che ci dia positività: abbiamo con fatica portato a casa le RAR  (risorse aggiuntive regionali) che sono però rimaste invariate. Dal prossimo contratto collettivo nazionale non ci attendiamo rivoluzioni. Intanto le corsie si svuotano: nella sola Sette Laghi mancano 200 infermieri. L’azienda fa concorsi ma non trova candidati.
E in futuro ne mancheranno sempre di più dato che i giovani disertano questa professione come dimostra il numero degli iscritti ai test d’ingresso delle professioni sanitarie: gli aspiranti infermieri erano meno dei posti a disposizione. Questa professione non attrae perché impone ritmi pesanti, responsabilità civili e penali, l’aggressività degli utenti a fronte di un riconoscimento economico basso. Il mondo politico tace, Regione non dà segnali di attenzione. Anche a livello aziendale da tempo chiediamo integrazioni per migliorare il welfare, per aumentare l’attrattività per le future assunzioni. Invece non abbiamo nulla: anche i parcheggi dobbiamo pagarci.
La sanità è cambiata: il turn over è a rischio. Cosa accadrà in futuro?».

La UIL FPL denuncia i rischi dello svuotamento delle corsie e accusa le istituzioni e il mondo politico: « La UIL FPL della Sette Laghi – commenta Antonio Negro responsabile UIL FPL aziendale – si è fatta promotrice di alcune battaglie quali, per esempio, quella sui parcheggi con una raccolta firme e qualcosa si è mosso (anche se non è stato risolto totalmente il problema). Abbiamo ottenuto l’estensione del servizio di pedonaggio e trasporto pazienti, presso i Presidi di Tradate e Angera (prossimamente anche per Cittiglio) giusto per scaricare da tali incombenze il personale OSS e infermieristico dei reparti. Tale servizio è attivo da circa un mese con ottimi risultati a livello di organizzazione e di ottimizzazione delle risorse interne. Affronteremo altre problematiche e cercheremo di fare tutto il possibile per migliorare la qualità del lavoro sia a livello economico che tecnico operativo, ma purtroppo nulla possiamo fare contro la carenza di personale. Colgo questa occasione per sollecitare l’amministrazione a discutere, con l’attivazione di uno specifico tavolo permanente, il progetto Welfare aziendale che abbiamo presentato con CGIL e CISL. A oggi, a parte i buoni propositi, di concreto non abbiamo avuto alcun riscontro».

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Pubblicato il 09 Settembre 2024
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