“Mai sentito chiamare ‘finocchio’ nostro fratello, mamma ci ha abbandonate”
Il caso dell’amministratore pubblico a processo per maltrattamenti in famiglia. In aula hanno parlato le figlie che disconoscono le parole della donna che ha denunciato
È il momento dei ricordi e delle lacrime, tante, che scorrono in aula sotto gli occhi della corte e delle parti di un processo penale che è entrato nel vivo. Riguarda un’accusa pesante per un padre e per un marito: quella di maltrattamento aggravato in famiglia, un atteggiamento prolungato rivolto al figlio minore e alla ex moglie. Se nella precedente udienza parlò la donna che ha denunciato (il figlio minore è già stato audito in forma protetta), allontanandosi dalla famiglia verso una struttura d’accoglienza dopo l’incontro coi magistrati di Varese, giovedì mattina sono state ascoltate le figlie dell’imputato, rispettivamente di 25 e 23 anni, sorelle e figlie delle due parti offese (rappresentate in giudizio dall’avvocato Riccardo Rolando Riccardi).
«Papà non ha mai alzato un dito contro nostro fratello, che è sempre stato un bambino esuberante, molto vivace. Lo avrà percosso, sì, qualche volta, quando alla fine di una giornata di lavoro papà si sedeva tardi a tavola e doveva sorbirsi il casino che faceva nostro fratello: si buttava a terra, strisciava sotto il tavolo, una, due, tre volte veniva sgridato… Ma mai le botte. E mai abbiamo sentito pronunciare da nostro padre quelle parole».
Le due testimoni, ascoltate e interrogate dalla pm titolare dell’indagine, la dottoressa Valeria Anna Zini, hanno parlato quasi all’unisono, anche se in momenti diversi. Domanda: «Ma ha mai sentito dire a suo padre, rivolto a suo fratello, “checca, forgio, finocchio”?». Risposta: «Mai sentite quelle frasi pronunciate in casa nostra e rivolte a mio fratello». «Le percosse?». «Mai visti lividi sul corpo di nostro fratello o di nostra madre».
Gran parte dell’esame alle figlie si è concentrato sulla madre; chiamate come testimoni di quel coté famigliare, hanno raccontato ciò che hanno visto, senza avere dubbi (comprensibilmente molto dolorosi per loro): «Nostra madre ci ha abbandonate. Ci ha lasciate senza mai darci una spiegazione. Eravamo abituate a periodi di assenza da casa, ma poi se n’è andata, ed è qualcosa che ci ha fatto molto male. Le dichiarazioni che ha fatto nostra madre sono false».
Una matassa di dichiarazioni — della parte offesa e delle testimoni — che spetterà al Collegio dipanare, valutando la credibilità e le circostanze riportate all’attenzione del tribunale, in una vicenda che si intreccia con un altro filone civile legato alla separazione, dal quale emergono elementi di perizia non ancora completamente depositati, anche sulla condizione psicofisica della donna che ha denunciato il marito.
Tra le testimoni ascoltate c’è anche l’insegnante delle scuole elementari frequentate dal figlio dell’imputato (un amministratore pubblico con carica elettiva della provincia di Varese), che si era accorta che qualcosa non andava: «Il bambino era sempre molto teso, sembrava trattenersi per un disagio che provava, che si portava dentro. E poi quelle frasi che mi hanno molto colpito…».
Quali frasi?
«Quando mi arrabbiavo e specificavo di essere io, in qualità di insegnante, a comandare in classe, mi diceva: “Ma tu sei una femmina, non puoi comandare”. Oppure frasi offensive rivolte a chi aveva la pelle scura: “I neri puzzano, devono tornarsene a casa loro”. Frasi che, a mio avviso, aveva sentito pronunciare da qualcuno. Mi ero accorta anche di alcuni disegni. Persone prive della testa, decapitate, con sangue che usciva dal tronco di quelle figure». Nel corso del dibattimento il difensore delle parti offese ha prodotto una lettera che l’imputato inviò alla moglie dopo che quest’ultima aveva abbandonato casa, lettera nella quale si faceva riferimento alla sua condizione di una persone di fatto carcerata, «in balia dei consultori, e dei tribunali»
All’inizio dell’udienza ha parlato anche un’amica di famiglia, che ha riportato il contenuto di alcuni messaggi che la moglie dell’imputato aveva ricevuto. «Offese: pu… tr… Non gli andava giù che lei avesse avuto delle relazioni prematrimoniali con altri uomini». Ora è il momento dei testi della difesa, e sarà ascoltato l’imputato (difeso dall’avvocato Marco Bianchi), che si sottoporrà all’esame il prossimo 10 ottobre. Poi la decisione.
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