Sit-in a Varese contro la risoluzione che vuole vietare l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole
Piazza montegrappa teatro della mobilitazione sit-in “Scuola libera tutt3,” che ha visto la partecipazione di attivisti di Arcigay e di altri gruppi locali, uniti per chiedere una "scuola libera da pregiudizi e discriminazioni"
Piazza Montegrappa a Varese è stata teatro della mobilitazione sit-in “Scuola libera tutt3,” che ha visto la partecipazione di attivisti di Arcigay e di altri gruppi locali, uniti per chiedere una “scuola libera da pregiudizi e discriminazioni”.
L’iniziativa, promossa in molte piazze italiane, ha come obiettivo la protesta contro la risoluzione della Lega, recentemente approvata, che vuole vietare l’introduzione di progetti di educazione sessuale e affettiva nelle scuole. Gli attivisti presenti a Varese hanno espresso chiaramente il loro dissenso, sostenendo che l’educazione affettiva e sessuale rappresenti uno strumento essenziale non solo per la prevenzione di bullismo e violenza, ma anche per la tutela della salute sessuale e riproduttiva.
Giovanni Boschini, presidente di Arcigay Varese, ha spiegato il motivo della loro presenza in piazza: «Siamo in piazza oggi perché è stata recentemente approvata una risoluzione da parte di un deputato leghista contro la cosiddetta “teoria gender” nelle scuole, che non è altro che un’invenzione. Di fatto, si vogliono demolire i percorsi di educazione sessuale e affettiva nelle scuole in Italia. Tra l’altro, nel nostro Paese non ci sono percorsi strutturati: sono le associazioni come la nostra a creare questi percorsi, rendendo la scuola un luogo più sicuro per gli studenti LGBT+, ma non solo: anche per le famiglie e per i docenti. Noi non ci stiamo. Vogliamo che la cultura del consenso si diffonda e che ci sia più informazione sui temi dell’educazione sessuale e affettiva, per questo siamo qui oggi, per esprimere il nostro dissenso».
Durante il sit-in, i partecipanti hanno evidenziato la necessità di una scuola che sia spazio sicuro per tutti e tutte, senza pregiudizi, e che promuova progetti educativi mirati a contrastare le violenze patriarcali e a educare al consenso.

A Varese, come in altre città italiane, il messaggio di chi è sceso in piazza è chiaro: la scuola non deve essere un luogo di esclusione o prevaricazione, ma una comunità educante che accolga e protegga tutti i suoi studenti, offrendo loro gli strumenti necessari per crescere in maniera consapevole e rispettosa.
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