“Suo patrigno abusava di lei, e io l’ho aiutata a denunciare“
Il racconto shock in aula a Varese: l’amica della vittima di violenza sessuale racconta di come la ragazza sia riuscita a parlare con esperti che l’hanno aiutata
È una testimone giovane e si emoziona a ricordare. Per questo scoppia a piangere in aula. L’emozione di stare in un tribunale, certo. Ma anche una difficoltà di mettere a verbale quanto accadde a quella sua amica conosciuta a scuola: la ragazza, coetanea, le aveva confidato un segreto terribile: l’uomo che stava con la madre, il patrigno (quindi non suo genitore biologico) abusava di lei mentre non aveva ancora compiuto 18 anni.
Rapporti sessuali pretesi con piccoli ricatti: “Non ti farò più uscire di casa”, “non ti ricarico il cellulare”, alla quale, secondo l’accusa, la ragazza non era in grado di sottrarsi, se non cercando spazi in casa dove rintanarsi, simulando telefonate e impegni dell’ultimo momento.
Abusi “tenuti dentro“, anche se è bene sapere che le accuse fanno un imputato, ma non un colpevole: l’uomo, oggi in aula e difeso dall’avvocato Jacopo Arturi per il diritto è presunto innocente fino a prova contraria, anche se il reato in questione ha carica ostativa, la più elevata salpiamo sanzionatorio, e in caso di condanna apre direttamente le porte del carcere.
Dunque in aula, nell’udienza rinnovata a novembre con la continuazione degli esami dei testimoni, il racconto di due donne: dell’amica della parte offesa, e di un’educatrice di un centro di Varese che fa capo ad una cooperativa che si occupa di lotta all’emarginazione e di inclusione sociale.
«Sì, mi ha raccontato tutto, Mi ha detto che quell’uomo che temeva si approfittava di lei», ha raccontato tra e lacrime l’amica chiamata a testimoniare. E grazie anche a lei, alle sue parole, che è stato possibile “salvare“ l’amica dalla situazione. «Si è confidata con me mentre eravamo in centro a Varese. Poi le ho consigliato di parlarne con l’educatrice di un centro che frequentavo. E così è stato».
La stessa professionista ha confermato la confidenza fatta dalla giovane, raccontando l’incontro avuto con la ragazza al collegio giudicante. Da qui la denuncia. Sul piano processuale la parte offesa è già stata sentita e come accennato mancano alcuni testi chiamati dalla difesa, oltre all’esame dell’imputato. Poi la decisione del Collegio. Il reato contestato è violenza sessuale aggravata e nelle precedenti udienze è stata ascoltata anche la nonna della ragazza, che fra le lacrime ha raccontato la sua versione dei fatti, oltre agli agenti che hanno eseguito le indagini.
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