Da Glocal il monito ai giornalisti: “Difendere il valore archivistico della Rete”
L’industria della disinformazione e lo strapotere dei motori di ricerca: cosa succede se si vuole sparire da Internet, cosa devono fare gli operatori dell’informazione

La rete dimentica, ma giornalisti ed editori ci mettono del loro: da un lato piccoli imperi economici nati sulla deindicizzazione, team che assillano con richieste le redazioni per rendere invisibili articoli scomodi (la “fabbrica della disinformazione”); dall’altro, editori e filiere di potere interne alle redazioni che cedevolmente si appiattiscono alle richieste di chi non vuole apparire, addirittura con la rimozione del contenuto. Situazioni che suonano da casi “limite” ma che sono più diffuse di quanto si possa pensare.
In mezzo non ci stanno solo i lettori, bensì qualcosa che rappresenta il patrimonio culturale di intere comunità, memoria storica, interesse pubblico che rischia di rimanere offeso da tagli e rimozioni di cronache, interviste, inchieste. Glocal è un festival attento a questa tematica e venerdì ha trattato al Salone Estense di Varese la questione con un panel specifico cui hanno partecipato esperti del settore. Ne ha parlato Mario Tedeschini Lalli, già giornalista dell’Espresso e di grande esperienza oltre che storico; Lorenzo Bagnoli condirettore del collettivo giornalistico IrpiMedia; e Raffaele Angius, esperto di sicurezza informatica e anch’egli redattore di IrpiMedia.
La questione, dibattuta anche sul piano storico a partire dalla sentenza del 2014 “Google Spain” (con la quale venne sancito dalla corte europea di giustizia il diritto dei singoli di poter vedere rimossi contenuti che li riguardavano in rete a fronte di alcune e specifiche richieste), è stata trattata diffusamente sul piano pratico e teorico che ha portato ad un’importante conclusione, condivisa da tutti i relatori: non è necessario tanto normare la questione, quanto far sì che aumenti la consapevolezza da parte delle testate giornalistiche di una più attenta valutazione delle richieste di indicizzazione presentate da parte delle persone interessate.
Resta poi il problema a monte: da un lato l’enorme potere del motore di ricerca Google che stabilisce quali e quante richieste di deindicizzazione cui far seguito e il sistema normativo sul tema vale a dire il Garante della privacy e le corti di giustizia nazionali.
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