“La vita è una maratona, non sono i 100 metri”: Mario Calabresi presenta il “Tempo del Bosco” a Glocal
Il giornalista e scrittore fondatore di Choramedia ha incontrato i lettori durante il festival di giornalismo Glocal a Varese
«I contadini hanno visione “lunga” sul futuro, quando piantano un albero, sanno che dovranno aspettare degli anni per vedere i frutti. Sento anche io di recuperare un “tempo contadino”, in cui si fanno anche meno cose, ma meglio». Dopo il panel insieme al direttore del Post Luca Sofri, al festival del giornalismo Glocal Mario Calabresi ha presentato il suo ultimo libro Il tempo del bosco. Tanta l’attesa e altrettanta la partecipazione a Varese per lo scrittore, giornalista e fondatore di Choramedia ospite sabato 9 novembre in una Sala Campiotti completamente gremita. A partire dal titolo, il libro nasce da una riflessione su un tema da sempre affrontato nella letteratura, il tempo.
«Una ragazza mi ferma nel cortile dell’università, mi parla della sua ansia, della paura di non essere all’altezza delle aspettative, piange silenziosamente e mi chiede come si può scegliere la strada» è la sinossi del libro, e sono anche le prime parole utilizzate da Calabresi per introdurre il pubblico nelle pagine pubblicate per Mondadori a settembre.
Ben presto nella “chiacchierata varesina” con il direttore di VareseNews Marco Giovannelli l’attenzione si sposta dalle pagine di carta a una vivace analisi, partendo da spunti offerti dalla quotidianità, sul valore che attribuiamo al tempo, con tutte le incertezze dettate dalla vita e dai ritmi di oggigiorno. Dal tempo trascorso al ristorante a quello nelle pinacoteche e in libreria, passando per il ricordo di alcune importanti interviste, sbiadite dalla frenesia della produttività, e quello invece indimenticabile di una figura chiave nella vita dell’ex direttore de La Stampa e Repubblica, Tonino Milite, il «secondo papà» di Calabresi.
«Questa ragazza incontrata fuori dall’università mi parlava del suo tempo, delle pressioni e delle aspettative riposte su di lei da dover rispettare per un Erasmus. Ma la vita non sono i 100 metri. La vita è una maratona, a momenti si va più veloce, a volte più piano per crisi e dolori, si sbagliano strade, si cambiano strade. Non va bene non lasciare il tempo alle cose, non farle depositare. Mi sentivo di dirle: “Se questo Erasmus non andrà bene, la tua vita non sarà per forza compromessa».
GUARDA L’INTERVISTA DAL PANEL DI GLOCAL, IL FESTIVAL DEL GIORNALISMO DI VARESE:
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