“La violenza non prende il treno”. La protesta dei ferrovieri alle prese con le aggressioni
La campagna è stata lanciata a livello nazionale dai sindacati, di fronte agli episodi di violenza, anche gravi, sempre più frequenti. Un 'avvertimento' al governo, ma senza (per ora) proclamare uno sciopero

Un capotreno con il naso fratturato a martellate Fidenza, un altro accoltellato a Firenze. Sono gli ultimi due episodi, solo nelle ultime settimane, che hanno visto vittime ferrovieri in servizio. E adesso i lavoratori delle imprese di trasporto – a partire da chi è più a stretto contatto con i viaggiatori e le loro intemperanze – chiedono un intervento deciso sul tema della sicurezza.
La protesta sarà resa visibile anche a bordo dei treni, in modo sobrio. È necessario “intervenire concretamente”, dicono tutte le maggiori sigle sindacali, “garantendo nelle stazioni e sui treni maggiore presenza delle Forze dell’Ordine e della Polizia Ferroviaria coordinata nell’attuazione di interventi mirati con più controlli e filtri in tratte ed orari a rischio e realizzando con assoluta urgenza le misure richieste più volte dal sindacato”, ribadite nei primi giorni di dicembre. “Richieste rimaste sinora inevase nonostante decine di comunicati stampa, denunce e azioni di sciopero messe in campo in questi anni, sia a livello nazionale che a livello territoriale”.
Il punto di partenza (ribadiscono Cgil, Cisl, Uil e Ugl, oltre alla sigle autonome Fast e Orsa, piuttosto rappresentative) è “la frequenza e la gravità degli episodi di violenza che si verificano quotidianamente a bordo dei treni e negli ambienti ferroviari a danno delle lavoratrici e dei lavoratori del settore, dimostra che le misure adottate sino ad ora sono state inefficaci”. Non è tema certo nuovo, ma la frequenza di episodi gravi sta aumentando (nella foto: la gravissima aggressione nel Passante di Milano, 2013).
“Il clima di insicurezza vissuto dalle lavoratrici e dai lavoratori nelle stazioni e a bordo dei treni, mal si concilia con gli annunci che vengono veicolati a mezzo stampa e senza alcun contradditorio da Imprese e Istituzioni, i cui proclami non sembrano corrispondere alla realtà degli ambienti ferroviari in cui opera il personale front-line. Solo per senso di responsabilità nei confronti dell’Utenza, anch’essa vittima dell’inerzia delle Istituzioni sulla materia, abbiamo ritenuto opportuno, almeno per ora, evitare di proclamare un’ulteriore azione di mobilitazione”.
E il segno di protesta visibile? Nelle prossime settimane (in specifiche giornate che saranno comunicate) il personale ferroviario del front-line indosserà, durante lo svolgimento del servizio, una spilletta “Stop aggressioni – la violenza non prende il treno”, mentre al di fuori si fa anche volantinaggio.
Una forma di protesta alternativa allo sciopero. Ma con avviso al Ministero dei Trasporti, perché renda efficace il protocollo sulla sicurezza che era stato firmato e a cui non è stata ancora data attuazione.
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