Volontari in ospedale “in punta di piedi” al fianco dei pazienti: le storie di Elisa e Dominika
Nell'ultimo corso di formazione, l'Associazione Volontari in ospedale ha fermato 16 persone chiamate a portare conforto, ascolto e sostegno ai degenti degli ospedali dell'Asst Sette Laghi
![nuovi volontari](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2024/12/nuovi-volontari-1780509.610x431.jpg)
Entrano nelle stanze dei malati in punta di piedi. Si siedono accanto, li ascoltano e li confortano. Li riportano al momento presente se la loro mente vaga senza meta e tempo. Sono i volontari di AVO, Associazione Volontari in ospedale, che prestano servizio nei reparti degli ospedale dell’Asst Sette Laghi per fare compagnia o dare conforto a chi è ricoverato.
( nella foto Dominika, Elisa, il Presidente di Avo Angelo Rossi e la coordinatrice dei volontari Cristina Birago)
16 nuovi volontari
L’ultimo percorso di formazione ha “diplomato” 16 nuovi volontari. Sono tutte persone che hanno scelto di mettersi a disposizione perchè credono nel valore di un sorriso o parola di conforto come dice Ornella, oppure per passare a salutare chi si ritrova solo in un letto di ospedale come Alessandro oppure per sentirsi utili come Luisella.
Tra le nuove leve dei volontari incontriamo Dominika e Luisa, due tra le più giovani volontarie che hanno deciso di seguire Cristina Birago, la responsabile dei volontari, in quest’attività di conforto e sostegno dei malati, ma non solo.
Elisa, 19 anni: “Temevo di non essere all’altezza”
Elisa è giovanissima, appena 19 anni, studentessa universitaria, ha scelto il volontariato perchè crede fortemente nel valore dell’impegno nel sociale: « Volevo dare il mio contributo e ho contattato Cristina. Temevo che la mia giovane età fosse un limite. I miei famigliari pensavano che occorresse una maggior esperienza perchè entrare nelle vite di chi soffre è molto complicato e servono strumenti personali. Ho capito la complessità di quest’attività durante il percorso di formazione. Ma, proprio ascoltando lo psicologo o il direttore della Medicina il professor Dentali, mi sono resa conto di potercela fare».
Entrare in punta dei piedi con comprensione e senza imposizioni
La prima volta che Elisa è entrata nella camera di un paziente, nel reparto di Medicina diretto propio dal prof Dentali, era molto agitata: « Ma ero anche tanto curiosa. Io non ero mai stata in ospedale, a parte forse di un paio di volte con i miei genitori, per cui non avevo proprio idea di cosa avrei trovato. La prima accoglienza è stata, per così dire, un po’ ruvida. Io mi sono irrigidita, ma la mia tutor è stata molto comprensiva e accondiscendente e mi ha fatto capire che il nostro ruolo è essere al fianco di chi ha bisogno, senza imposizioni o forzature. Noi non siamo lì per salvare qualcuno ma per alleggerire situazioni gravose o difficili, senza giudicare mai».
![nuovi volontari](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2024/12/nuovi-volontari-1780506.610x431.jpg)
( i 16 nuovi volontari)
“La paziente era molto negativa e insoddisfatta”
La prima esperienza è rimasta impressa a Elisa così come a Dominika, di origine polacca, cresciuta negli Stati Uniti: « La mia prima volta è stata in ginecologia al Del Ponte. Io e la mia tutrice siamo entrate camera di una degente molto affranta. Era negativa, insoddisfatta, non tollerava nulla. Ho visto come la mia tutor ha iniziato a parlare con questa donna, la ascoltava e la aiutava a vedere un lato positivo in ogni criticità. Piano piano ha smussato le rigidità, gli spigoli di quella donna che aveva bisogno, in quel momento, di essere ascoltata e capita».
Dominika si porta a casa le storie vissute in ospedale: “Non si deve fare, piano piano imparerò”
Dominika ha un marito e un figlio piccolo e quelle situazioni che vive in ospedale le porta a casa « Ci è stato insegnato che si deve prendere le distanze, voltare pagina una volta dismessi i panni del volontario. Non è facile e credo che lo imparerò con il tempo. Io voglio mettere a disposizione il mio tempo libero per sostenere chi è malato perchè ho vissuto la malattia di mio padre, ricoverato in ospedale e ho ben presente quanto gli facesse piacere avere qualcuno che lo ascoltasse e aiutasse a gestire i momenti difficili».
AVO è un gruppo di persone che sta bene insieme e che si sostiene nel prendersi cura degli altri
Proprio quell’esperienza vissuta in prima persone, al fianco del padre paziente oncologico, ha indotto Dominika a diventare volontaria: « Cercavo in internet un’associazione e mi è capitata AVO. Mi è sembrata seria e con un percorso di formazione ben strutturato. Ho telefonato e mi hanno accettato anche se le iscrizioni erano chiuse. Durante la formazione ho capito che AVO è soprattutto un gruppo di persone che stanno bene insieme e che si prende cura sia degli altri sostenendosi vicendevolmente. Ho imparato parecchio durante le lezioni, soprattutto ad ascoltare e a cogliere i segnali di chi ha bisogno».
In punta dei piedi, senza giudicare, i volontari di AVO entrano nelle camere dei malati per occuparsi di un aspetto che i farmaci non possono curare: l’umanità.
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