“Ho visto un fascista sparare a una donna”: i ragazzi di Cocquio Trevisago a lezione di storia dai nonni della Rsa
Ventuno studenti di terza si preparano per gli esami assieme agli ospiti della casa di riposo Bernacchi: gli ultimi testimoni della guerra raccontano

Commossi ma felici di poter insegnare pezzi di un passato dimenticato a chi sta cominciando ad affacciarsi a una vita che si spera sia ricca di stimoli e libertà, proprio quello che mancava 80 e passa anni fa nel nostro Paese dove il fascismo prima e la guerra poi tolse le speranza a milioni di giovani, molti mandati a morire in una folle guerra.
È raro per un adolescente di oggi avere a disposizione un nonno di età così avanzata da poter aver visto la guerra coi propri occhi. E così mercoledì mattina le lezioni della III B della Scuola media di Cocquio-Trevisago si sono svolte in un luogo molto particolare. Nella sala di ricevimento della RSA “Fondazione Bernacchi” di Gavirate, un nutrito gruppo di ospiti ha accolto, non senza emozione, 21 studenti che si stanno preparando per gli esami di terza media.
Gli alunni hanno potuto ascoltare, dalla voce di chi c’era, la narrazione di una quotidianità vissuta nel tempo eccezionale della guerra: il fascismo, la Resistenza, la Seconda guerra mondiale sono uscite dalle pagine dei libri e si sono vestite di umanità, in una soggettiva nuova e particolare. Studiare lo svolgimento di una battaglia non ha la stessa forza emotiva della voce della signora Agnese che conserva ancora vivo il ricordo del rumore degli aerei che volavano sopra casa sua.
Muniti di carta e penna, i ragazzi non hanno voluto perdere una sola parola delle interessanti testimonianze, annotando in tempo reale su un cartellone le frasi più forti: «La guerra non è mai la soluzione», «Bisogna scegliere la Pace anche a costo di sacrifici», «Voi giovani siete il futuro dell’Italia».

La commozione di questi veri testimoni della Storia ha toccato da vicino la sensibilità dei ragazzi, che hanno voluto scriverne un resoconto per il giornalino della scuola. Testimonianze preziose, che non andranno perdute.
Un plauso va alla docente di Lettere professoressa Federica Bertagna, che ha proposto l’iniziativa e, assieme ad una collega, ha accompagnato i ragazzi, i quali hanno concluso le loro riflessioni riconoscendo la grande unicità di questa esperienza: «Grazie alle loro spiegazioni è come se avessimo rivissuto le loro situazioni durante la guerra. Ci hanno aiutato a capire meglio com’era la vita durante quel periodo. Da un lato ci siamo sentiti fortunati, perché non stiamo più vivendo quei momenti, dall’altro molto dispiaciuti perché abbiamo capito che queste persone non hanno vissuto un’infanzia come la nostra, ma una molto più dura; abbiamo provato tenerezza e compassione per loro perché ripensare ai brutti momenti è difficile, soprattutto se riguardano la guerra. Vorremmo ringraziare di cuore la casa di riposo “Fondazione Bernacchi” per averci ospitato e per averci fatto capire ancora di più l’importanza del ricordo».
Un’esperienza da suggerire a tutte le scuole, perché l’unico rimedio all’indifferenza e alle discriminazioni è la conoscenza della Storia e l’empatia nei confronti di chi ha sofferto.
Dal giornalino #ilfuturosiamonoi redatto della classe III media B di Cocquio-Trevisago.
«Ci ha molto colpito il racconto di una signora a cui è capitato di vedere un fascista che improvvisamente sparò a una donna mentre andava tranquilla in bicicletta. La motivazione fu solo una: era troppo felice.»
«La signora Marta il 10 giugno 1940 era andata in piazza con sua zia per ascoltare il discorso di Mussolini: l’Italia era entrata in guerra! Improvvisamente la zia aveva iniziato a piangere, e lei non capiva il perché, e quindi le chiese una spiegazione. “Piango perché rischio di perdere mio figlio”. E la nipote ribatté: “Stai tranquilla, tanto questa guerra dura
«Mariateresa ci ha raccontato di quando, bambina, si trovava dalla nonna, e vide Mussolini arrivare con i soldati per parlare con una donna, alla quale chiese se avesse dei figli. Lei rispose che aveva una femmina e due maschi. Mussolini quindi si informò dove fossero i due maschi. La signora gli disse che erano lontani da casa. In realtà non era vero: erano nascosti per non andare in guerra. Ci ha raccontato che molti uomini, per non andare in guerra, si nascondevano perfino nel letame.»
«La signora Emilia ha ricordato che, all’età di 13 anni, andò a Milano per fare la domestica. La guerra iniziò quando aveva 15/16 anni. Un giorno a Milano non suonò l’allarme che avvisava l’arrivo di un bombardamento, mentre lei stava facendo il bagno ai bambini dell’ingegnere per cui lavorava. Appena iniziarono a cadere le bombe, li prese e scappò, portandoli in salvo. Dopo quel giorno, si trasferì a Casalzuigno dove trascorse tutto il periodo della guerra.»
«Luigi è nato nel 1933, e perciò era un bambino durante i 5 anni di guerra. Un giorno quando era a scuola entrarono dei fascisti e lo buttarono fuori in strada insieme ai suoi compagni. Da quel momento le lezioni si tennero a casa degli insegnanti per due ore al giorno.»
«Anna invece ha trascorso a Bergamo gli anni di guerra, vissuta in prima persona, perché lì si trovava l’aeroporto di Orio al Serio. Suo fratello è stato deportato prima a Torino e poi in Francia e lei, per sopravvivere e non morire di fame, andava nelle caserme a chiedere gli avanzi di cibo. Ricorda che doveva portare una divisa nera con il fazzoletto bianco, per far capire che era italiana.»
«Un’altra signora ha condiviso questo duro ricordo: un giorno, in piazza Monte Grappa a Varese, vide delle persone che iniziarono a bastonare la gente, armate di manganello. Si ricorda in particolare di una maestra che venne obbligata a mettersi una ciabatta in bocca e così iniziarono a bastonarla.»
«La signora Clelia, quando aveva 13 anni, stava imparando a diventare parrucchiera. Vedeva passare gli aerei e arrivare il “Pippo”, il famoso bombardiere notturno. La signora Clelia ancora si emoziona nel ricordare la volta in cui i proiettili le sono passati ad un centimetro dal corpo, facendo provare anche a noi quel brivido, come se fossimo con lei, 80 anni fa.»
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Bustocco-71 su Il progetto per destinare l'area di via Forze Armate a sede del Commissariato di Polizia a Gallarate
Franco1164 su Il progetto per destinare l'area di via Forze Armate a sede del Commissariato di Polizia a Gallarate
UnoAcaso su Una battaglia contro il tempo: incontri a Varese per affrontare il flagello del Fentanyl
Felice su Google addio? “Vi racconto perché cercare un Pc per mio figlio mi ha aperto gli occhi sull’internet che sta cambiando“
Felice su Schianto in provincia di Como nella notte, due morti in un incidente nella galleria di Pusiano
Felice su "Sarà contattata a breve": in attesa da 14 mesi di un'operazione ancora non sa quando verrà chiamata
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.