Marie Louise, dal Benin a Varese: “Ai giovani stranieri che arrivano qui dico: abbiate coraggio e imparate l’Italiano”
Conversazione sul lavoro dei migranti con Marie Louise Perrin, che viene dal Benin ed è in Italia da sette anni. L'abbiamo incontrata all'evento "Gen Z Giovani Stranieri" di Ville Ponti
C’era un’operatrice diversa dai soliti a riprendere l’inaugurazione di “Gen Z Giovani Stranieri – Orientarsi per inserirsi in provincia di Varese“, che si è svolta martedì 25 febbraio 2025 nella Villa Napoleonica, all’interno del Centro Congressi Ville Ponti di Varese.
L’evento, organizzato con una collaborazione tra Provincia di Varese, Direzione scolastica territoriale e Camera di Commercio, ha visto la partecipazione di molti giovani, studenti e no, provenienti da diversi paesi, interessati a conoscere le opportunità offerte dal territorio: e una di loro sembrava impegnatissima a riprendere l’evento.
In realtà, malgrado sembrasse giovanissima, non era proprio una degli studenti, ma ha molto da raccontare, sulle difficoltà e le soddisfazioni di trovare lavoro a Varese: si tratta di Marie Louise Perrin, che viene dal Benin ed è in Italia da sette anni. Oggi lavora come mediatrice culturale e operatrice presso il centro di accoglienza Ballafon, un’esperienza che le ha permesso di ricostruire una carriera e contribuire all’integrazione dei migranti.
In Italia per amore, ma nella professione ha dovuto ricominciare tutto
l motivo che ha portato Marie Louise a trasferirsi in Italia: «È la famiglia – spiega – Mio marito è italiano, ci siamo conosciuti in Benin: lui era venuto nel mio Paese per incontrare le autorità locali, e per farlo doveva passare da me. Era 12 anni fa»
Per l’Italia parte 5 anni dopo, e non è stato tutto semplice: «E’ stato un po’ difficile all’inizio, era la lingua a crearmi difficoltà. La mia lingua materna è il francese e per lavorare qui non andava bene. Ho dovuto imparare l’italiano frequentando la scuola per adulti stranieri, poi ho preso la terza media e ho iniziato a formarmi nell’ambito audiovisivo» racconta.
Dopo un primo periodo in Piemonte, Marie Louise si è trasferita ad Arcisate, dove ha incontrato Thierry Dieng di Ballafon. «Lui mi ha fatto girare Varese, mi ha mostrato la città e insegnato come presentarmi e comportarmi. Ho imparato molto da lui».
Mentre ancora si stava specializzando nel montaggio video e nell’uso di Photoshop, è arrivata l’opportunità lavorativa con Ballafon. «Mi hanno chiesto di mandare il mio curriculum, ho fatto il colloquio e mi hanno assunta. Sono quasi due anni che lavoro con loro». Oltre al ruolo di mediatrice culturale, Marie Louise si occupa di comunicazione, realizzando video e contenuti giornalistici per gli eventi di Ballafon, che poi vengono pubblicati sui social della cooperativa.

Dalla televisione nazionale in Benin alla mediazione culturale a Varese
In Benin, Marie Louise si era laureata in comunicazione e marketing ed era una giornalista professionista. «Ho lavorato per lo Stato, alla televisione e alla radio nazionale, per 18 anni prima di trasferirmi in Italia».
Quello che l’ha attesa nella nostra nazione è stato dunque un cambiamento drastico, un vero e proprio ricominciare da zero dal punto di vista professionale: «E’ stato pesantissimo ritrovarmi a casa, non lavorare più, non poter parlare come volevo io perchè non ho sufficiente padronanza della lingua. ho dovuto forzare un po’ per andare avanti e ci sono voluti cinque anni per ritrovarmi di nuovo nel mondo del lavoro. Ma ora sto bene perchè il mio lavoro mi permette di incontrare tante persone, e provenienti da diverse nazionalità».
I consigli per i Gen Z che arrivano in Italia
Marie Louise sa cos’è la prima cosa da dire a quei giovani che affollano l’open day di Ville Ponti: «Bisogna avere coraggio. Ricominciare da capo non è facile, sono ragazzi che hanno lasciato il proprio Paese e la loro famiglia, e si trovano qui da soli. Ma è necessario andare avanti e soprattutto studiare l’italiano, che è importantissimo: senza l’italiano qua non si può fare niente».
L’integrazione, secondo lei, è un percorso lungo e impegnativo: “Senza perdere le proprie tradizioni è importante però cercare di prendere le abitudini italiane, capire la cultura e il contesto in cui ci si trova. Adattarsi è una lunga strada e un lungo percorso: solo così si può davvero costruire un futuro qui».
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