Aimar e Premazzi a Materia, l’amore per le grotte al Campo dei Fiori: “Una volta ci siamo calati passando da una cucina”
Grande partecipazione per l'incontro con i due speleologi autori di “Panorami Sotterranei. Viaggio nelle Grotte del Campo dei Fiori”. Tra immagini, racconti e scoperte, il fascino del sottosuolo ha conquistato tutti

Una montagna che cela mondi invisibili agli occhi, un viaggio nel buio illuminato dalla curiosità e dalla passione per la scoperta. Una scoperta che a volte può portarti in una villa al Campo dei Fiori, chiedere al proprietario di aprire la botola della cucina e immergersi in un mondo incredibile tra le rocce che raccontano di laghi glaciali, colline moreniche formatesi in ere lontanissime e tanto fango.
Giovedì 17 aprile Materia, la nuova sede di VareseNews, ha ospitato l’incontro “Panorami Sotterranei. Viaggio nelle Grotte del Campo dei Fiori”, una serata intensa e affascinante dedicata alle meraviglie ipogee della montagna varesina.
A condurre il professore dell’Università dell’Insubria Adriano Martinoli cha ha dialogato con gli autori del libro Luana Aimar e Antonio Premazzi, speleologi esperti e profondi conoscitori del territorio del Campo dei Fiori. Con immagini suggestive e racconti avvincenti, hanno accompagnato il pubblico in un’esplorazione virtuale delle cavità naturali che si snodano sotto la superficie della montagna.
Luana Aimar ha raccontato così il suo incontro con il mondo della speleologia: «Inizialmente non avrei mai pensato di appassionarmi alle grotte. Dopo aver organizzato un corso sulla speleologia ho conosciuto il mio compagno Antonio che era un allievo del mio corso».

Antonio Premazzi sfata, invece, il mito di una passione considerata pericolosa: «Questa attività spiegano, non è cosi pericolosa come sembra, se si conoscono le giuste tecniche e si hanno i giusti materiali si può affrontare in totale sicurezza».
Dalla scoperta della Grotta Marelli nel 1892 fino agli studi e alle spedizioni più recenti, Aimar e Premazzi hanno ricostruito più di un secolo di esplorazioni. Una narrazione che ha intrecciato storia, geologia e avventura, svelando come queste grotte rappresentino non solo una meraviglia naturale, ma anche un patrimonio di conoscenza e memoria.
Non sono mancati riferimenti al lavoro silenzioso e costante delle associazioni speleologiche locali, che da decenni portano avanti ricerche, mappature e interventi di tutela ambientale. Il tutto in un’ottica di valorizzazione del territorio, che vede nella speleologia anche un potente strumento educativo e culturale.
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