Caccia nei valichi alpini. Monti (Lega): “Servono tutele immediate e una revisione della normativa obsoleta”
Grazie a un emendamento presentato dalla Lega e approvato in Consiglio regionale, con il voto favorevole anche di esponenti dell’opposizione, si chiede un intervento immediato dell’Esecutivo per garantire la continuità della pratica venatoria nei valichi alpini
«La recente sentenza del TAR che blocca la caccia in ben 475 valichi montani lombardi rappresenta un attacco frontale a un’attività che da sempre fa parte dell’identità culturale e territoriale della nostra regione. Per questo, come Lega, abbiamo voluto dare un segnale forte, chiedendo alla Giunta lombarda di farsi portavoce presso il Governo per adottare un decreto-legge urgente a tutela della prossima stagione venatoria», dichiara Emanuele Monti, consigliere regionale della Lega.
Grazie a un emendamento presentato dalla Lega e approvato in Consiglio regionale, con il voto favorevole anche di esponenti dell’opposizione, si chiede un intervento immediato dell’Esecutivo per garantire la continuità della pratica venatoria nei valichi alpini, oggi compromessa dalla portata estensiva della sentenza.
«Non possiamo permettere che una decisione amministrativa paralizzi l’intero comparto venatorio lombardo – prosegue Monti –. La via del decreto-legge è l’unica strada percorribile per dare una risposta concreta e tempestiva a migliaia di cacciatori che rischiano di essere penalizzati già dalla prossima stagione».
In parallelo, il Consiglio ha approvato anche una mozione presentata dal consigliere di Fratelli d’Italia Giacomo Zamperini che impegna la Regione a presentare ricorso al Consiglio di Stato e a promuovere un confronto con Governo e Parlamento per l’eliminazione dell’obsoleto concetto di “valico montano”, non previsto dalle normative europee, e per avviare una profonda revisione della legge nazionale 157 del 1992.
«Il mondo venatorio lombardo merita rispetto, ascolto e certezze normative. Ancora una volta la Regione Lombardia si schiera al fianco dei cacciatori, nella consapevolezza che non si tratta solo di un’attività, ma di un presidio territoriale e ambientale che va tutelato», conclude Monti.
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