Finti tamponi Covid, a novembre gli imputati parleranno a Varese davanti al giudice
Bocciata l'eccezione preliminare delle difese per la modifica del capo d'imputazione. L'inchiesta della squadra Mobile intorno al “giro“ di due infermieri
Tutto rimane come previsto dal capo d’imputazione nel processo che vede alla sbarra infermieri compiacenti e clienti che cercavano di evitare la vaccinazione ai empi della pandemia. Un “giro“ che vede come imputati due infermieri che gravitando attorno ad una farmacia (che risulta estranea alle accuse) garantivano finti certificati di malattia ai clienti che così evitavano la puntura con uno dei diversi vaccini che hanno permesso di fermare la pandemia.
Siamo alla fase preliminare del processo: il giudice deve cioè definire se gli imputati dovranno o meno venir processati e con quale rito. Le difese avevano sollevato a tal proposito un’eccezione preliminare, cioè una visione differente delle contestazioni – quindi dei reati – per le quali gli imputati sono chiamati a rispondere, cioè non la corruzione bensì la “falsità ideologica“.
La proposta, sollevata dai legali di alcuni difensori, Fabio Ambrosetti e Alberto Zanzi, non è stata tuttavia accolta dal giudice che ha fissato la data per la prossima udienza, il 5 novembre, quando verranno sentiti gli imputati in aula.
Secondo l’accusa dunque due infermieri sono finiti ne guai per aver falsificato certificazioni legate al Covid-19 in cambio di denaro. I fatti risalgono al 2022, nel pieno dell’emergenza sanitaria. I due, incaricati di pubblico servizio, avrebbero simulato la positività al virus per conto di alcuni “clienti”, inserendo dati falsi nella piattaforma nazionale del Ministero della Salute.
L’inchiesta, condotta dalla Squadra Mobile di Varese e supportata da intercettazioni telefoniche, ha permesso di far luce su un sistema fraudolento che sfruttava un punto vaccinale collocato all’interno di una farmacia della Valceresio, del tutto estranea ai fatti contestati. In cambio della falsa certificazione, gli infermieri avrebbero ricevuto tra i 300 e i 600 euro a persona.
Il meccanismo permetteva agli interessati di ottenere rapidamente il “Green Pass“, senza aver mai contratto il virus né essersi sottoposti a vaccinazione.
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