Il tribunale di Busto Arsizio contro la circolare Rai sui referendum: “Discrimina i dipendenti attivisti. Va modificata”
Il giudice del lavoro, Dott.ssa Franca Molinari, ha ordinato la modifica della circolare RAI che limitava la partecipazione dei dipendenti a comitati politici e referendari, ritenendola discriminatoria

Il Tribunale di Busto Arsizio ha preso una decisione importante in merito alla legittimità di una circolare interna emessa dalla RAI – radiotelevisione italiana il 5 maggio scorso, che imponeva limitazioni ai dipendenti e collaboratori coinvolti in attività politiche o referendarie, come nel caso delle imminenti consultazioni elettorali e referendum di giugno.
La circolare della RAI stabiliva che tutti i lavoratori, compresi quelli con contratti autonomi o di collaborazione, dovessero astenersi dalla partecipazione a trasmissioni che trattassero temi politici, pena la sospensione temporanea dal lavoro e, in alcuni casi, la sospensione della retribuzione.
La decisione è stata presa dal giudice del lavoro, Franca Molinari, che ha accolto l’istanza cautelare presentata dall’Associazione Nazionale Lotta alle Discriminazioni (ANLoD), rappresentata dagli avvocati Carlo De Marchis e Matilde Bidetti. Secondo il tribunale, la circolare imposta dalla RAI costituisce una discriminazione collettiva, in quanto penalizza i lavoratori in base alle loro opinioni politiche espresse fuori dal contesto lavorativo, violando così i principi di libertà di pensiero e di associazione.
Il giudice ha ritenuto che la RAI stesse imponendo un danno irreparabile ai dipendenti e collaboratori, limitando la loro possibilità di partecipare attivamente alla vita politica del Paese, senza che ciò influisse direttamente sulle loro prestazioni lavorative. Pertanto, ha ordinato alla RAI di modificare immediatamente la circolare, evitando discriminazioni in merito alla partecipazione dei lavoratori a comitati referendari e politici, fatta eccezione per quei casi in cui vi fosse un conflitto di interessi diretto, come la visibilità attiva nelle trasmissioni radiotelevisive.
La Rai si è presentata alla successiva udienza del 28 maggio difendendo la circolare in quanto, a loro dire, non era un atto obbligatorio ma una sorta di moral suasion, sottolineando che non si trattasse di un provvedimento vincolante ma un invito. Secondo la difesa dell’emittente di Stato sarebbe tenuta a farlo perchè la funzione impone di essere neutrali.
Il provvedimento, però, è stato confermato dal giudice in quanto si evince che non è un invito ma un’ordine, per di più sproporzionato perchè riguarderbbe anche figure non esposte mediaticamente come i tecnici. La sentenza e le relative motivazioni sono previste per luglio ma, nel frattempo, la circolare non potrà essere applicata.
Si profila per i dirigenti Rai una sentenza sullo stile di quella che la stessa associazione ottenne, sempre dalla sezione lavoro del Tribunale di Busto Arsizio, nei confronti dell’imprenditrice della moda Elisabetta Franchi che, oltre a pagare un risarcimento, fu condannata a seguire un percorso formativo sul tema delle discriminazioni sul luogo di lavoro.
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