Omicidio Ravasio, la figlia della “mantide” nega ogni responsabilità davanti al GIP
La 31enne è stata fermata sabato 26 luglio. Per la Procura della Repubblica Ariane sarebbe il "ragno" al centro della "tela" intessuta dalla "mantide" e dagli altri imputati per l'omicidio
Ha negato ogni responsabilità davanti al GIP del Tribunale di Busto Arsizio Ariane Pereira Bezerra Da Silva, la figlia maggiore di Adilma Pereira Carneiro fermata nei giorni scorsi come indiziata di delitto per l’omicidio di Fabio Ravasio, ucciso il 9 agosto dello scorso anno in un agguato orchestrato in modo da far credere che l’uomo fosse stato investito da un pirata della strada poi datosi alla fuga lungo la provinciale tra Busto Garolfo e Parabiago.
«Ariane ha risposto a tutte le domande – ha spiegato a valle dell’interrogatorio l’avvocato Edoardo Lorenzo Rossi, il legale che l’ha assistita davanti al GIP -. Ritiene di non avere alcun tipo di responsabilità rispetto a quello che le è stato contestato, anche perché sostanzialmente di nuovo non c’è nulla rispetto agli atti dell’intero compendio probatorio che è stato offerto da agosto fino ad arrivare ad oggi. Ci sembra anche piuttosto anomalo e atipico che ad un anno vengano mostrate delle esigenze cautelari: non ci sono elementi nuovi, se non una battuta fatta durante un’udienza da una persona che, peraltro, ha manifestato apertamente motivi di rancore nei confronti della famiglia. Ritengo che non vi siano elementi per proseguire in questa direzione».
Per il legale la ricostruzione che descrivere la 31enne come il “ragno” al centro della “tela” intessuta dalla “mantide” e dagli altri imputati per l’omicidio è «letteratura»: «Quando non si hanno argomenti spendibili – ha sottolineato l’avvocato Rossi -, spesso si fa ricorso a citazioni o formule che magari possano cercare di catturare l’interesse: fatti concreti rispetto a quello che è il provvedimento emesso non ce ne sono».
Il fermo di Ariane Pereira Bezerra Da Silva era arrivato sabato 26 luglio, una decina di giorni dopo l’ultima udienza del processo per l’omicidio di Ravasio celebrata davanti alla Corte d’Assise di Busto Arsizio, durante il quale avevano risposto alle domande del pubblico ministero Ciro Caramore e delle difese il fratello della 31enne, Igor Benedito, e il suo compagno, Fabio Lavezzo. L’avvocato Rossi ha descritto la donna, che da allora si trova in carcere a Como, come «molto provata»: «È una famiglia che ha già un carico importante e drammatico, è molto provata sia personalmente, sia per quello di cui si stava occupando in casa, dove insieme alla sorella gestiva tutto ciò che attiene alla quotidianità dei cinque figli di Adilma».
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Felice su Valuta verso la Svizzera, la Finanza alza il muro nel Vco: fermati oltre 6 milioni nel 2025
frenand su Nato per bilanciare il lato scientifico dell'ateneo, il Centro di Storia Locale dell’Insubria celebra i 25 anni
michele_drive su Commercianti in rivolta per la ciclabile a Belforte: Angei chiede una commissione urgente
Bustocco-71 su “Salari erosi, pensioni penalizzate”: la protesta della Cgil a Varese nel giorno dello sciopero nazionale
gbottinelli su Ciclabile di viale Belforte a Varese, commercianti sul piede di guerra
Fabrizio Tamborini su “Salari erosi, pensioni penalizzate”: la protesta della Cgil a Varese nel giorno dello sciopero nazionale










Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.