Grano, prezzi troppo bassi ai produttori Coldiretti Varese rilancia l’allarme
Colombo: “Così si mette a rischio il futuro della cerealicoltura nella nostra provincia” Di contro, la concorrenza serrata dall’estero e i costi di produzione sempre più alti: un mix pericoloso
Prezzi troppo bassi, concorrenza sleale dall’estero e costi di produzione sempre più alti: è questo il mix che rischia di mettere in ginocchio i cerealicoltori del Varesotto, soprattutto nelle aree a sud della provincia, dove l’agricoltura deve già fare i conti con una forte pressione urbanistica e con spazi produttivi sempre più limitati.
«Se i prezzi del grano restano a questi livelli – con quotazioni scese a meno di 300 euro a tonnellata, insufficienti a coprire i costi – molti agricoltori non potranno più permettersi di seminare» avverte Pietro Luca Colombo (foto sopra), presidente di Coldiretti Varese.
«Il rischio concreto è che numerose superfici vengano abbandonate o convertite ad altre colture, con una perdita grave per la produzione di grano italiano destinato alla pasta e per la stessa tenuta del nostro territorio rurale».
Il problema non riguarda solo la provincia di Varese ma tocca l’intero Paese, dove negli ultimi due anni il prezzo del grano è crollato di oltre un terzo. A pesare è soprattutto l’aumento delle importazioni: nei primi mesi del 2025 l’arrivo di frumento dall’estero – dal Canada alla Turchia fino alla Russia – è cresciuto sensibilmente, determinando una pressione al ribasso sulle quotazioni italiane. “Una concorrenza che definire sleale non è esagerato – prosegue Colombo – perché i nostri agricoltori devono rispettare norme ambientali e fitosanitarie molto più severe, mentre i prodotti stranieri arrivano sul mercato a prezzi inferiori anche grazie a pratiche che in Italia non sono ammesse”. Nel Varesotto, la situazione è resa ancora più difficile da un contesto territoriale unico: una provincia densamente urbanizzata, in cui le aziende agricole – soprattutto nelle zone meridionali del comprensorio – operano tra mille vincoli e con margini ridottissimi. «Coltivare grano qui significa presidiare il territorio e garantire la biodiversità – conclude Colombo – ma senza un riconoscimento economico adeguato, tutto questo rischia di andare perduto».
Per Coldiretti Varese è necessario rafforzare i contratti di filiera e garantire una maggiore trasparenza sull’origine del grano utilizzato dall’industria, così da valorizzare il prodotto nazionale e dare un futuro agli agricoltori della provincia.
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