Per 40 anni al fianco di chi ha una dipendenza Claudio Tosetto va in pensione: “Un tempo erano ribelli oggi riempiono un vuoto”
Arrivato in via Rossi nel 1987, non ha più lasciato il suo posto di medico. Ricorda i drammatici anni dell'Aids e le risposte messe in campo. Oggi non ci sono più solo sostanze ma tante

Dopo quasi quarant’anni di lavoro nel campo delle dipendenze, il dottor Claudio Tosetto, attuale responsabile Servizio Prevenzione e Cura delle Dipendenze dell’Asst Sette Laghi, andrà in pensione dal primo ottobre. Una vita professionale spesa a Varese, sempre accanto a chi vive fragilità profonde, in un servizio che, nel tempo, è cresciuto, cambiando e adattandosi alle nuove sfide.
L’arrivo al Not e i primi passi
Era il 1987 quando Tosetto entrò al Not, Nucleo Operativo Tossicodipendenze dell’allora USL, che aveva sede in una piccola palazzina all’ingresso dell’ex ospedale psichiatrico di via Rossi. Era specializzando in psicologia clinica a Milano.
Assunse in breve il ruolo di coordinamento di quel servizio che, da allora, non ha mai smesso di crescere, da circa 500 pazienti seguiti a fine anni Ottanta agli attuali 1700-1800.
La stagione dell’AIDS: “fu come una pallonata”
L’arrivo dell’HIV negli anni ’90 fu un uragano. «All’inizio fu come una pallonata», racconta. Nonostante l’esperienza con l’epatite B, l’AIDS sconvolse vite e servizi.
Il gruppo di Varese non si arrese: in collaborazione con un gruppo di specialisti di Verona costituì il CASA (Centro Assistenza AIDS e Sieropositività), un programma di assistenza domiciliare e promosse una campagna di prevenzione capillare.
Dopo gli inizi devastanti, la risposta messa in campo permise di stabilizzare la situazione, anche grazie al rallentamento della pandemia. Si decise di puntare sulla prevenzione e l’informazione. I numeri cominciarono a calare: « Ormai sono praticamente due anni che non segnalo più casi nuovi, mentre i pazienti sopravvissuti a quella stagione vivono una vita stabile, anche grazie alle terapie moderne, e hanno abbandonato le sostanze».
Il valore del lavoro in squadra
Quell’esperienza servì anche ad affinare un approccio nuovo: «Dovevamo cercare strategie nuove, senza limitarci ad attendere i pazienti. Il punto di forza di questi anni è stato il lavoro in equipe perchè da soli non si va da nessuna parte. Il confronto, talvolta anche acceso ma sempre per cercare la formula migliore, è stato uno stimolo costruttivo. Sarà questo confronto quotidiano con i colleghi a mancarmi di più una volta in pensione».
I pazienti, storie di fragilità e riscatto
Tosetto non nasconde quanto il rapporto con i pazienti lo abbia segnato. «Sono persone che spesso non hanno avuto fortuna nella vita, o che hanno scelto una scorciatoia per affrontare un dolore interiore».
Nel suo racconto emergono storie di cadute e di risalite, di ricadute dolorose ma anche di cambiamenti possibili. Nella sua lunga esperienza, non sono mancati momenti di tensione come una rissa con accoltellamento tra pazienti nel cortile dell’ambulatorio o la minaccia armata di un tossicodipendente che voleva il metadone.
Le nuove sfide delle dipendenze
Il mondo delle dipendenze oggi è molto diverso.. Quando esplose l’Aids, le sostanze stupefacenti in circolazione erano poche (eroina, cocaina, cannabinoidi, acidi, anfetamine). Molti consumatori erano monosostanza e l’assunzione principale di eroina era endovenosa. Oggi ci sono almeno 400 sostanze psicoattive conosciute, la maggior parte sintetiche. E poi ci sono altre dipendenze: gioco d’azzardo, dipendenze digitali e ritiro sociale. «La prevenzione tra i giovani è diventata una priorità, con progetti nelle scuole, unità mobili nei luoghi del divertimento e persino la videogame therapy per gli adolescenti in difficoltà relazionale. Il servizio – osserva Tosetto – si è trasformato, ha imparato a uscire dal suo perimetro e a incontrare le persone nei luoghi dove vivono».
Approcci diversi per ciascuna dipendenza
Per le dipendenze da sostanze: si lavora sull’aggancio precoce. L’obiettivo primario è intercettare i nuovi consumatori (soprattutto giovani che sperimentano) il prima possibile e questo è possibile grazie a una rete costruita con il terzo settore presente nelle zone del divertimento. Il lavoro di prevenzione secondaria/mirata, invece, si effettua con l’ufficio della Prefettura che segnala i consumatori incappati in controlli delle forze dell’ordine: «È fondamentale la collaborazione dei genitori quando siamo in presenza di adolescenti. E quindi il nostro lavoro parte proprio dagli adulti».
Sull’isolamento giovanile sta diventando un modello di approccio la “ videogame therapy”: « È un metodo proposto in alcune scuole dalla Cooperativa L’Aquilone di Sesto Calende e che abbiamo utilizzato l’agosto scorso in via sperimentale su un piccolo gruppo. I risultati ci sono e verrà realizzato un hub dedicato proprio a questa dipendenza diffusa tra i ragazzi»
Per il gioco patologico è attivo dal 2021 un ambulatorio a Tradate all’interno del Progetto GAP. La centralizzazione ha permesso la specializzazione degli operatori. Viene utilizzato il supporto tramite videocall per verifiche e confronti con i pazienti che non possono recarsi frequentemente a Tradate
Il Tabagismo ha il suo centro ad Arcisate e prevede guppi di Psicoeducazione: otto incontri di gruppo realizzati con l’uso di tecnologie digitali (video call). Questo permette ai pazienti (che arrivano da tutta la provincia, essendo l’unico servizio di questo tipo) di partecipare da casa o dal luogo di lavoro.
Altri gruppi di confronto: oggi esistono gruppi per i caregiver (chi si prende cura del dipendente) e gruppi misti sui cronici (inizialmente per alcolisti, ora sulle dipendenze in generale)
Prevenzione e futuro
In quasi 40 anni, il servizio per la cura e la prevenzione delle Dipendenze si è ampliato: è passato da circa 500 pazienti agli attuali 1800. C’è, quindi, bisogno di più spazio per accoglierli ma anche per creare nuovi servizi, progettare per la presa in carico di nuove emergenze: « Questa sede in via Rossi a Varese è ormai troppo piccola, non ci stiamo più. In questi anni abbiamo avviato iniziative che poi non abbiamo avuto la forza di proseguire. Tra i rimpianti c’è quello di non aver mai dato vita a un progetto dedicato solo ai cocainomani. Oggi a preoccupare di più è il diffondersi del gioco d’azzardo e l’uso di psicofarmaci, specie tra gli adolescenti».
«La prevenzione, diciamo, è come due gocce nel mare,, ma comunque non basta. Se ne fa troppo poca perché costa e i risultati si vedono solo dopo anni. E di solito, questi due elementi non vanno bene a chi deve chiedere il voto ogni cinque anni. Ma è lì che bisogna investire».
Le dipendenze di oggi e del secolo scorso
Se si guarda indietro, Tosetto vede un cambiamento profondo nelle ragioni delle dipendenze: «Negli anni Ottanta era anche un gesto di ribellione; oggi sono un tentativo di riempire un vuoto interiore, un’automedicazione a un dolore psichico».
Ed è in questa consapevolezza che si riassume il suo lavoro: non curare solo una dipendenza, ma cercare di leggere la sofferenza nascosta dietro di essa.
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