Come il riscaldamento globale provoca eventi meteorologici estremi, «Varese tra le aree più vulnerabili»
Il professor Mariotto dell'Università degli Studi dell'Insubria spiega quali sono le cause della fragilità del Varesotto di fronte al rischio idrogeologico e i problemi che nascono quando disinformazione e pseudoscienze trovano spazio a livello istituzionale
Temporali violenti, piogge intense e “bombe d’acqua” imprevedibili. I fenomeni meteorologici estremi si stanno verificando con maggiore frequenza e violenza anche in Provincia di Varese. Non è solo un’impressione, ma è una conseguenza diretta del riscaldamento globale. Federico Pasquarè Mariotto, professore ordinario di Comunicazione delle Emergenze Ambientali all’Università degli Studi dell’Insubria è stato ospite di La Materia del giorno, il programma di approfondimento di VareseNews, per spiegare il collegamento tra meteo e cambiamenti climatici e per quale motivo il Varesotto è così suscettibile al rischio idrogeologico.
Legame tra eventi meteorologici estremi e riscaldamento globale, «È una certezza»
Che l’aumento della frequenza e dell’intensità dei rovesci sia provocato dal riscaldamento globale, per gli scienziati è una certezza ormai assodata. «Un solo grado in più di temperatura media atmosferica – ha spiegato il professor Mariotto – consente all’aria di trattenere fino al 7% di umidità in più. Con l’attuale aumento di circa 1,2 gradi rispetto all’era preindustriale, gli eventi meteo-climatici risultano già il 10% più intensi di un tempo».
«Il clima è sempre cambiato, ma mai così in fretta»
Tra le argomentazioni più diffuse tra coloro che negano l’impatto dell’attività umana sull’aumento delle temperature medie, c’è l’idea che il clima sia sempre mutato durante l’intera storia della Terra. «È vero – conferma Mariotto – ma ciò che rende diverso il cambiamento attuale è la sua velocità. In passato le variazioni avvenivano nell’arco di milioni di anni, oggi parliamo di appena due secoli. Su scala geologica, duecento anni sono un battito di ciglia».
Il consenso della comunità scientifica è unanime. Il 97% degli scienziati riconosce infatti l’origine antropica del riscaldamento globale. «Solo il 3% degli scienziati sostiene tesi opposte – aggiunge –. Tuttavia, i media spesso mettono queste due posizioni sullo stesso piano, alimentando l’idea di un dibattito equilibrato che in realtà non esiste».
Varese tra le aree più esposte al rischio idrogeologico
Il Varesotto, così come circa tre quarti d’Italia, è particolarmente suscettibile ai rischi legati alle precipitazioni. La fragilità del territorio è tornata al centro del dibattito soprattutto dopo i recenti episodi di maltempo, che hanno colpito la provincia di Varese. «La provincia di Varese è tra i territori più piovosi d’Italia, con una media annuale di circa 1.560 millimetri – ha ricordato il docente –. La conformazione collinare e montuosa, unita alla presenza di numerosi corsi d’acqua e laghi, aumenta la vulnerabilità agli eventi estremi».
I fenomeni di dissesto idrogeologico sono inoltre conseguenza di anni di cementificazione e disboscamenti. «Negli anni Sessanta e Settanta – sottolinea Mariotto – si è costruito ovunque, rendendo il territorio fragile. Il Paese è come un organismo affetto da una malattia cronica: basta poco per aggravare la situazione».
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Prevenzione e scienza: le chiavi per ridurre i danni
La scienza svolge un ruolo cruciale per comprendere e prevenire i rischi. «Attraverso la cartografia geologica, il monitoraggio meteorologico e idrologico e le simulazioni numeriche – spiega il professor Mariotto – si possono individuare le aree più vulnerabili».
A questo punto, è quindi possibile mettere in campo tutti gli interventi di prevenzione necessari come: la pulizia degli alvei, il rafforzamento degli argini dei corsi d’acqua e la raccolta delle acque in eccesso. «Opere – sottolinea il docente – come le vasche di laminazione, ad esempio quella di Malnate con la diga di Gurone, sono strumenti fondamentali per contenere le piene e ridurre i danni».
La Regione Lombardia, ricorda il professore, ha avviato negli ultimi anni nuovi progetti di prevenzione con importanti investimenti destinati soprattutto al fiume Olona. «La Regione ha dimostrato grande sensibilità – commenta il professor Mariotto – e ha cominciato a considerare l’Olona non solo come risorsa ma anche come fonte di rischio per la popolazione».
«Politica e scienza: serve più responsabilità»
Di fronte a una crisi climatica che non accenna a rallentare, le teorie complottiste e pseudoscientifiche legate al clima rappresentano un rischio ancora maggiore quando trovano spazio non solo sui social e i media tradizionale ma anche a livello istituzionale. «Quando figure pubbliche di rilievo, come il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, negano l’esistenza del cambiamento climatico o confondono meteo e clima – avvisa il professor Mariotto –, si crea un danno enorme alla percezione pubblica della scienza. Il clima non si misura in base a una sola giornata di caldo o di freddo, ma sull’andamento complessivo delle condizioni atmosferiche del pianeta nel lungo periodo».
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