Da Luino alle fabbriche di tutto il mondo: cent’anni di Rettificatrici Ghiringhelli

Patrizia e Silvia Ghiringhelli guidano l'azienda fondata dal nonno nel 1921. E investono sui giovani del territorio. IL racconto di Patrizia a Materia d'Impresa

Quando nel 1921 Giuseppe Ghiringhelli e Mario Pisoni aprirono una piccola officina meccanica a Luino, probabilmente non immaginavano che quella realtà sarebbe diventata un punto di riferimento mondiale nel settore delle macchine utensili. Oggi, a più di un secolo di distanza, la Rettificatrici Ghiringhelli è un’azienda leader nella produzione di rettificatrici senza centri, guidata dalla terza generazione della famiglia.

«Luino era diventato, dalla metà dell’Ottocento, un importante centro manifatturiero, grazie alla disponibilità di manodopera e acqua», racconta Patrizia Ghiringhelli, CEO dell’azienda, che guida insieme alla sorella Silvia, nella puntata del 23 ottobre di Materia d’Impresa. «Alcuni imprenditori svizzeri videro nel nostro territorio la sede ideale per le loro attività, e l’economia locale era fortemente legata a questo settore». In quel contesto, i due giovani fondatori decisero di avviare un’attività di lavorazioni meccaniche conto terzi, occupandosi inizialmente del ripristino dei fusi tessili.

La svolta arrivò nel 1935, quando l’azienda si trovò di fronte alla necessità di dotarsi di una rettificatrice senza centri. Giuseppe Ghiringhelli, dotato di particolare ingegno meccanico, decise di non acquistarla ma di costruirla. Realizzò così un primo prototipo che, dopo continui miglioramenti, cominciò a essere venduto ed esportato già nel 1948, inizialmente in Francia e Germania. Fu l’inizio di una vocazione all’export che caratterizza ancora oggi l’azienda.

Ma cosa sono esattamente le rettificatrici senza centri? «Sono macchine utensili che servono per lavorare pezzi metallici, in particolare per rettificare i diametri esterni di particolari cilindrici», spiega Patrizia. «Trovano applicazione in tutti quei settori industriali dove servono componenti con queste caratteristiche, dall’automotive all’industria meccanica». Per rendere l’idea con un esempio concreto, Ghiringhelli cita i rullini che gestiscono il comando dei sedili delle automobili. «Affinché il sedile non si blocchi quando decidiamo di spostarlo, questi rullini devono raggiungere precisioni molto elevate. La rettificatrice senza centri è la macchina in grado di garantirle».

Proprio questa specificità rende il settore una nicchia particolare. «Non è una macchina utensile così diffusa come altre tipologie dove queste precisioni non sono richieste», ammette l’imprenditrice. «Questo fa sì che siamo pochi costruttori al mondo, ma anche che la dimensione delle nostre aziende non debba essere particolarmente elevata. Noi siamo una cinquantina di dipendenti diretti, la classica PMI, e per essere già un’azienda media leader al mondo si possono produrre venti, venticinque impianti all’anno».

Negli anni Sessanta l’azienda passa completamente nelle mani della famiglia Ghiringhelli, quando il socio Pisoni decide di cedere la sua quota. Così il nonno Giuseppe acquista il terreno nella frazione di Voldomino, dove ancora oggi si trova la sede dell’azienda. Alla seconda generazione, rappresentata dagli zii e dal padre di Patrizia, va il merito di aver fatto crescere l’azienda consolidandone la posizione a livello internazionale. Una scelta strategica fondamentale, poi, arriva alla fine degli anni Ottanta, quando si decide di abbandonare la produzione di serie per dedicarsi unicamente alla realizzazione di soluzioni customizzate, che rimane ancora oggi la mission aziendale.

Una terza generazione per nulla scontata

Il passaggio alla terza generazione non è stato scontato: «Papà non ha mai praticato alcun tipo di pressione affinché entrassimo in azienda», ricorda Patrizia. «Sin dalla scelta degli studi ci ha sempre suggerito e appoggiato affinché facessimo scelte che rispondessero alle nostre attitudini. Non nascondo che era molto orgoglioso di aver avuto due figlie femmine, perché questo distoglieva proprio ogni aspettativa di continuità». Invece sia Patrizia che Silvia, dopo aver completato gli studi e fatto esperienze in altre realtà, sono giunte alla stessa conclusione. «Abbiamo capito che potevamo trovare realizzazione e dare concretezza alle nostre aspirazioni professionali nell’azienda di famiglia, anzi forse meglio, fare qualcosa per la propria azienda piuttosto che per un’azienda terza».

La lungimiranza del padre si è manifestata anche nella preparazione del passaggio generazionale. Già nel 1999 aveva affiancato alle due figlie due giovani manager, Marco Barzaghi e Domenico Arvonio, creando una squadra che avrebbe poi gestito l’azienda. «Abbiamo avuto dieci anni di tempo per rafforzare il rapporto di squadra. Così, quando papà è mancato nel 2021, al di là del vuoto personale incolmabile, da un punto di vista aziendale la sua assenza non ha comportato alcun disequilibrio. L’assetto organizzativo era ben consolidato». Oggi Patrizia è CEO, Silvia è CFO dell’azienda, Barzaghi gestisce la direzione commerciale e Arbonio quella tecnica. «Ciascuno ha il suo ruolo e le sue competenze, ma abbiamo un incontro settimanale dal quale usciamo sempre con le decisioni e la pianificazione per la settimana successiva».

L’export si è evoluto da un focus europeo a una dimensione globale. «Siamo passati dai mercati dell’emisfero Europa a un export che oggi si può definire globale», conferma Patrizia. «Noi siamo praticamente nati esportatori, quindi il nostro approccio ai mercati esteri è sempre stato tale da poter incontrare successo». La strategia si basa su scelte precise. «Facciamo una selezione curata dei componenti e dei gruppi per fornire un prodotto affidabile e di qualità, che il cliente possa utilizzare nei decenni senza difficoltà. Non abbiamo mai fatto scelte speculative sui componenti per avere un prezzo più concorrenziale. Abbiamo sempre puntato sul contenuto e sulla qualità». L’apertura alla Cina è arrivata nel 2001, e oggi l’azienda può vantare installazioni in tutti i paesi con un tessuto industriale importante.

Il legame con Luino, partendo dai giovani

Rimanere a Luino è stata una scelta consapevole. «Siamo sempre rimasti fortemente legati al nostro territorio», sottolinea Patrizia. «Anche se ci fossero state occasioni per uno spostamento, non le abbiamo mai prese in considerazione. Riteniamo di avere un dovere, una responsabilità sociale nei confronti del territorio dove l’azienda è nata». Una posizione geografica particolare, però, che presenta le sue sfide. «Siamo all’estremo nord della provincia, a volte ci sentiamo più lontani dalla provincia che dalla Cina», sorride l’imprenditrice. «E poi c’è la vicinanza con il confine elvetico. Siamo un territorio di frontalierato, la maggior parte dei residenti lavora in Svizzera. L’attrattiva di una professione svizzera con un livello retributivo nettamente superiore è molto forte, soprattutto per le nuove generazioni».

Proprio per questo l’azienda ha sempre investito nella formazione e nell’orientamento dei giovani. Vent’anni fa ha sostenuto la nascita del corso di meccatronica a Luino, prima ancora che esistesse l’alternanza scuola-lavoro. «Siamo convinti che l’orientamento sia uno dei doveri della sostenibilità e della responsabilità sociale che un’azienda deve avere verso il proprio territorio», afferma Patrizia. «E siamo convinti che serva un dialogo tra scuola e mondo del lavoro, altrimenti non colmeremo mai quel mismatch tra i profili in uscita dalle scuole e le richieste delle aziende».

La collaborazione con l’ITIS di Luino ha visto i tecnici dell’azienda trasformarsi in docenti, trasmettendo le loro competenze agli studenti di quarta e quinta. Nel 2015 è nato un progetto Erasmus con una scuola di Osnabrück, in Germania, che continua ancora oggi. «Sul principio della reciprocità, studenti tedeschi vengono a fare esperienza da noi e presso la SPM, altra bella realtà del territorio, e analogamente due studenti italiani dell’ITIS scelti per merito possono fare la stessa esperienza in Germania». L’ultimo progetto è un IFTS, un percorso formativo di mille ore che coinvolge sei aziende del territorio. «Quattrocento ore di formazione in aula e seicento ore di formazione on the job in azienda, di cui buona parte di formazione che col tempo si trasformano nelle prime ore lavorative».

Patrizia Ghiringhelli, però, non è solo un’imprenditrice. È vicepresidente di Ucimu, l’unione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e tecnologia, è stata presidente del Lions Club Luino ed è attiva in Camera di Commercio. «Non lo faccio per ambizione nell’apparire, in realtà preferisco stare dietro le quinte – confessa – Ma credo che quando abbiamo la possibilità di dare il nostro contributo e riteniamo che quell’idea o iniziativa sia valida, lo si debba fare». E sulla presenza femminile in Ucimu? «Nel consiglio direttivo siamo quattro donne, io sono vicepresidente e la dottoressa Barbara Colombo è stata presidente nella passata tornata. Non siamo più mosche bianche, ma soprattutto non siamo presenti perché siamo donne, siamo presenti perché siamo imprenditrici allo stesso titolo dei nostri colleghi uomini».

Il prossimo incontro è con Fabrizio Severgnini, di Meccanica Besnatese: l’appuntamento è per lunedì 27 ottobre alle 14.30.

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Pubblicato il 23 Ottobre 2025
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