Moody sembra in pensione, Alviti si disinnesca da solo. La nota lieta è Renfro
Il playmaker completa un'altra prova imbarazzante per atteggiamento e risultati, l'ala è poco servita e non si accende e anche Nkamhoua non incanta. Esordio vivace del pivot americano
ALVITI 4,5 – Se nel derby era stata la difesa di Milano a disinnescare Dado, a Reggio l’impressione è che l’ala laziale sia stata isolata senza l’intervento esterno. Nel senso che durante la prima metà di gara Alviti ha appena due palloni buoni per i suoi tiri (1 su 2 dall’arco), senza nessuno – leggi Moody soprattutto – che lo vada a cercare nell’angolo da dove colpisce. Quando torna ad avere la boccia in mano, è troppo tardi e lui appare poco concentrato, freddo, un po’ troppo sprecone. Serataccia. Con Trento sarà ex di turno: prenda appunti dalla gara di Woldetensae.
MOORE 5,5 – Nel primo tempo è di nuovo il migliore della banda-Kastritis perché è il solito tiramolla Tazé che corre il campo, salta, si inventa un paio di giocate da urlo e poi – nessuno è perfetto – combina qualche guaio, ma nulla di grave. Nella ripresa invece si adegua anche lui all’andazzo e smette di trovare guizzi degni di nota sui due lati del parquet.
ASSUI 5 – Di Big Eli si salva giusto lo sprazzo di inizio ripresa, quando prende sfondamento e segna dall’arco nel giro di poco, contribuendo al “quasi riaggancio” del 24′. Prima e dopo però si vede pochissimo, e quando tutti lo notano è per la dabbenaggine a 5” dalla pausa lunga: entrata in giravolta, errore e contropiede vincente concesso a Reggio. Inesperienza, senz’altro, ma anche poca concentrazione.
NKAMHOUA 5,5 – Tabellino un po’ bugiardo, perché se è vero che ne mette ancora 19, è altrettato palese che stavolta il finlandese esagera con i tiri, prendendosi anche quelli dei compagni, forzando più di una volta. E soprattutto sprofondando dietro, contro i chili e i centimetri di Echenique e Williams, arrivando spesso in ritardo negli aiuti e via discorrendo. Con il rientro di Renfro tornerà ad avere due dimensioni (stasera i due si sono quasi sempre alternati) ma dovrà riportare concretezza.
LIBRIZZI 6 – In una squadra che a un certo punto è senz’anima, lui un po’ di anima ce la mette fino alla fine. Fa bottino (19 punti), ha percentuali buone (5/8), guadagna liberi (4 sui 12 totali) mette il corpo in mezzo ai blocchi. Gioca a pallacanestro, in buona sostanza, ed è già una rarità visto il contorno.
Molle, slegata, ingenua. E scarsa. La Openjobmetis crolla anche a Reggio Emilia
RENFRO 6,5 (IL MIGLIORE) – Negli 11 minuti in campo è probabilmente la nota migliore di Varese: si tuffa due volte sul parquet per rincorrere un rimbalzo vagante, presidia l’area, lavora a rimbalzo (5), segna un paio di canestri. Non è un colosso d’area, per carità, ma è una delle poche cose che ha un senso, nel patchwork dipinto a Reggio Emilia.
MOODY 4 (IL PEGGIORE) – Guardi di là e vedi Troy Caupain che non sbaglia una scelta e che incassa un rateo mensile che sta nella fascia di quanto percepito da Moody, Poi guardi da questa parte, vedi il treccioluto con il numero 42 sulla canottiera di Varese e ti prende lo sconforto. Segna un libero in avvio, rimarrà l’unico punto delle ultime due partite (attendendo la prossima…), scaglia qualche tripla sul ferro, rientra in difesa con la faccia di chi preferirebbe essere in miniera, in cantiere, in pensione (beh, forse lo è…) ma non lì. A inseguire qualcuno che gli va via a velocità doppia.
FREEMAN 5 – Nel complesso la sua partita non è così deficitaria, perché sa fare canestro e quando ha la palla tra le mani ci riesce – a tratti – anche questa volta (10 punti). Però Varese avrebbe bisogno di un gladiatore, di uno che le mani se le sporca e che, se il caso, alzi la voce con i compagni a reclamare attenzione e vigore. Allerik invece è un fiorettista, valido, ma non tagliato per questa sfida.
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