Premiato uno studio degli ospedali Del Ponte, sant’Anna e San Raffaele sul rapporto tra celiachia e diabete pediatrico

Lo studio ha coinvolto 1.702 pazienti con celiachia e 1.258 con diabete, analizzando aspetti poco approfonditi in letteratura sull’associazione tra le due patologie

asst lariana

Al XXXII Congresso Nazionale della Sigenp (Società Italiana di Gastroenterologia e Nutrizione Pediatrica), svoltosi a Roma a fine settembre, il gruppo di Gastroenterologia pediatrica di Asst Lariana ha ricevuto un riconoscimento per una delle migliori “Short Oral Communications”, grazie a un contributo scientifico dedicato a diabete di tipo 1 e celiachia.

Lo studio, frutto di una collaborazione tra l’ospedale Sant’Anna, l’ospedale Filippo Del Ponte di Varese (Asst Sette Laghi) e l’IRCSS ospedale San Raffaele di Milano, ha coinvolto 1.702 pazienti con celiachia e 1.258 con diabete, analizzando aspetti poco approfonditi in letteratura sull’associazione tra le due patologie, in un arco temporale compreso tra il 2014 e il 2024.

«L’interesse è stato dettato dall’imminente introduzione di uno screening nazionale per malattia celiaca e diabete con l’intento di offrire una fotografia della modalità di presentazione delle due patologie in associazione tra loro in un periodo compreso tra il 2014 e il 2024» spiega la dottoressa Barbara Parma del reparto di pediatria – Centro Fondazione Mariani per il bambino fragile al Sant’Anna, che ha seguito in qualità di tutor la tesi della dottoressa Eliana Di Matteo, relatrice al Congresso.

Lo studio ha valutato diversi aspetti rilevanti sull’associazione tra celiachia e diabete di tipo 1 in età pediatrica. Tra i principali risultati emersi: nel campione analizzato, il 1,41% dei pazienti con celiachia ha successivamente sviluppato diabete di tipo 1 (24 su 1.702), mentre nel 5,3% dei casi (67 su 1.258) le due diagnosi sono state formulate in contemporanea. Nei pazienti celiaci che hanno sviluppato il diabete, l’esordio è avvenuto in chetoacidosi nel 33,3% dei casi (8 su 24).

«Vista la possibilità, seppur a basso rischio, di sviluppare il diabete dopo una diagnosi di celiachia – sottolinea la dottoressa Parma – è fondamentale un’adeguata educazione rivolta a pazienti e famiglie, anche per prevenire gravi complicanze come la chetoacidosi”. Lo studio ha inoltre approfondito il comportamento degli anticorpi della celiachia in pazienti alla diagnosi di diabete che, pur presentando una sierologia positiva, non soddisfacevano pienamente i criteri diagnostici per la celiachia stessa. In base alle linee guida ESPGHAN non esistono protocolli standardizzati specifici per la gestione di questi pazienti. I dati raccolti mostrano che nel 30,4% dei casi (42 su 138) si è verificata una spontanea normalizzazione degli anticorpi anti-transglutaminasi, pur continuando il consumo di glutine, evidenziando così la necessità di linee guida più chiare a livello nazionale.

Gli abstract dello studio sono stati selezionati e presentati al Congresso dalla dottoressa Eliana Di Matteo, che ha svolto un anno di internato presso il reparto di Pediatria dell’ospedale Sant’Anna, sotto la supervisione della dottoressa Parma.

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Pubblicato il 03 Ottobre 2025
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