Quando parla il Colle, l’Italia si riconosce

Carlo Bartoli riporta alla luce oltre settant’anni di parole presidenziali: un racconto collettivo di crisi, rinascite e futuro. Un archivio vivo di memoria civile e di identità nazionale

Generico 06 Oct 2025

Ogni 31 dicembre, da oltre settant’anni, milioni di italiani compiono lo stesso gesto: accendono la televisione e ascoltano le parole del Presidente della Repubblica. È un rito civile che scandisce il passaggio da un anno all’altro, ma è anche qualcosa di più: un momento collettivo in cui la massima carica dello Stato traccia un bilancio del presente e indica un orizzonte di futuro. Da questa consapevolezza nasce Parla il Colle (Pacini Editore), il nuovo libro di Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, che raccoglie tutti i 76 discorsi di fine anno pronunciati dal 1949 al 2024.

Il volume è un vero e proprio viaggio nella storia della Repubblica. Per la prima volta, infatti, i messaggi di tutti i dodici Presidenti – da Luigi Einaudi a Sergio Mattarella – vengono riuniti e analizzati come un unico grande racconto: quello di un Paese che cambia, attraversando crisi, rinascite, speranze e delusioni, e che nei momenti più difficili trova nella voce del Quirinale un punto di riferimento stabile.

Un lavoro poderoso: settantasei anni di parole e di storia

Come racconta Bartoli, l’idea del libro è nata quasi per caso: «All’inizio ero scettico», ammette. «Poi ho capito che concentrarsi su un unico tipo di intervento – il messaggio di fine anno – significava raccontare in modo originale e coerente la storia della Repubblica. Perché è l’unico discorso pubblico che ogni Presidente rivolge a tutti i cittadini, e lo fa in un momento simbolicamente fortissimo».

Il risultato è un lavoro imponente: 76 discorsi raccolti, trascritti e contestualizzati, che mostrano come il linguaggio istituzionale sia cambiato nel tempo, passando dai quattro minuti scarsi di Einaudi ai messaggi di oltre mezz’ora di Scalfaro. L’evoluzione riguarda anche il tono e il contenuto: dal linguaggio formale e austero dei primi anni alla comunicazione più empatica e diretta di Pertini, che per primo parlò a braccio e ruppe il protocollo trasmettendo un discorso da Selva di Val Gardena.

IL VIDEO DELL’INTERVISTA

Parole chiave di un Paese che cambia

Nel corso dei decenni, i messaggi del Quirinale hanno riflesso le priorità di ogni epoca. Negli anni del “miracolo economico”, le parole più ricorrenti sono “crescita” e “sviluppo”. Con la crisi petrolifera degli anni Settanta fanno invece irruzione termini come “disoccupazione” e “crisi”. La speranza nei giovani, il ruolo dell’Europa e la pace internazionale sono temi costanti, così come il richiamo all’unità nazionale – valore cardine in un Paese spesso diviso.

Non mancano le sorprese: alcuni eventi cruciali della storia recente, come il Sessantotto o la guerra del Vietnam, compaiono appena accennati. Altri, invece, sono centrali e ricorrenti, come il terrorismo interno, le tensioni internazionali, il pericolo nucleare e, negli ultimi anni, la pandemia.

Il Presidente come specchio del Paese

Attraverso le parole dei suoi Presidenti, l’Italia emerge con le sue fragilità e le sue risorse. Nei momenti più drammatici – dal terrorismo degli anni di piombo al Covid – è spesso il Quirinale a incarnare il bisogno di coesione e di fiducia. «Quando pensiamo agli anni più recenti – osserva Bartoli – li ricordiamo come “gli anni di Mattarella”, non come quelli dei governi che si sono succeduti. È la dimostrazione di quanto il Presidente sia diventato un punto di riferimento stabile, oltre il contingente politico».

Il libro evidenzia anche come i discorsi riflettano le trasformazioni della società italiana: l’attenzione crescente agli anziani, l’assenza quasi totale di riferimenti al fascismo o alla monarchia, il lento ingresso del linguaggio di genere. E, soprattutto, il modo in cui i Presidenti hanno saputo interpretare – e talvolta anticipare – il sentimento popolare.

Una lettura per capire l’Italia

Parla il Colle è molto più di un’antologia: è un atlante di memoria civile. Leggere in sequenza i 76 discorsi significa percorrere settantasei anni di storia italiana attraverso le parole più solenni e rappresentative. Significa riscoprire un Paese che, nonostante tutto, ha sempre trovato la forza di rialzarsi. Come ricordava Mattarella nel 2021, nel pieno della pandemia: «Eppure ce l’abbiamo fatta».

Quella frase, che racchiude lo spirito di una nazione capace di resistere e reinventarsi, è forse la sintesi più efficace di questo straordinario lavoro di raccolta e riflessione. Un invito a guardare al passato per capire meglio il presente – e per continuare a costruire il futuro.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Ottobre 2025
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