Un podcast sulla “sindrome” di Baj: un viaggio nell’arte tra Vergiate e Milano
A Materia la presentazione del nuovo progetto ideato da Daniele Vaschi e pubblicato con Storielibere.fm

Una serata intensa, partecipata, viva. Un racconto corale che intreccia arte, memoria e passione, partendo dall’opera e dalla figura di Enrico Baj, artista tra i più originali e provocatori del Novecento italiano.
A Materia, in una sala gremita, giovedì 16 ottobre, si è tenuto l’incontro dedicato alla presentazione del podcast “La Sindrome di Bai”, il nuovo progetto ideato da Daniele Vaschi, conosciuto anche come Ariele Frizzante o Dj Ariel per gli affezionati di Radio Lupo Solitario. Sul palco, al suo fianco, Roberta Cerini Baj compagna di una vita dell’artista e oggi instancabile custode del suo archivio e la giornalista Erika La Rosa.
La sindrome di Bai, ovvero quando l’arte ti travolge
La serata ha preso il via con il racconto di Daniele Vaschi, autore e voce del podcast pubblicato con Storielibere.fm, che ha confessato la sua «sindrome»: un innamoramento fulmineo per l’arte di Baj che lo ha portato a collezionare cataloghi, opere e ricordi. «Non potendomi permettere i pezzi unici, sono passato ai multipli, poi ai cataloghi, che almeno posso nascondere in libreria», ha raccontato con ironia.
La “sindrome” è diventata un viaggio a ritroso nel tempo, una narrazione in sei episodi – cinque audio e uno video – che si apre con una delle opere più potenti e controverse di Baj: “I funerali dell’anarchico Pinelli”, oggi finalmente esposta in modo permanente al Museo del Novecento di Milano.
Pinelli, un’opera-simbolo e una ferita ancora aperta
Roberta Cerini Baj ha offerto una testimonianza appassionata e precisa sulla genesi dell’opera dedicata a Giuseppe Pinelli, anarchico morto in circostanze mai chiarite nel 1969. Un evento che segnò profondamente l’artista e che portò alla realizzazione di un lavoro monumentale, carico di dolore e denuncia.
«È l’unico quadro in cui Baj non scherza, ha spiegato Roberta, lui stesso diceva che non voleva fare ironia, ma solo testimoniare». L’opera fu censurata il giorno stesso della sua inaugurazione nel 1972, a causa dell’attentato che costò la vita al commissario Luigi Calabresi. Solo recentemente il quadro ha trovato una collocazione definitiva a Milano, dove oggi è finalmente visibile al pubblico.
Vergiate, l’arte fuori dai centri
Uno dei punti toccanti della serata è stato il racconto del trasferimento di Enrico Baj a Vergiate, luogo scelto nonostante l’artista potesse vivere ovunque. «Ci siamo innamorati della casa al primo sguardo», ha ricordato Roberta, «e non ce ne siamo mai pentiti».
Da Vergiate, Baj ha continuato a produrre, sperimentare, vivere l’arte con libertà e gioco. «Era un accumulatore gioioso, trasformava materiali e idee in visioni», ha detto Vaschi, che ha visitato l’archivio personale dell’artista custodito da Roberta, un luogo dove l’arte sembra ancora respirare.
Generali, dame e la voglia di ridere
Il podcast ripercorre anche le opere più celebri di Bai, dai Generali, figure satiriche e teatrali del potere, fino alle Dame, che evolvono nel tempo da compagne vanitose a donne emancipate e indipendenti. «Anche le dame sono state modificate – ha raccontato Roberta – Bai cambiava nasi e seni perché li trovava esagerati, lasciando traccia di ogni modifica nei suoi archivi». Non mancano gli aneddoti: la telefonata imbarazzata a Picasso, l’autoironia con cui Bai si raccontava, i fax che si rifiutava di usare, preferendo il contatto diretto. E poi le opere a quattro mani, le modifiche postume, le mostre censurate e quelle rimandate.
Una memoria viva, tra parole e immagini
Il lavoro di Daniele Vaschi restituisce una memoria viva, fatta di voci, incontri, viaggi e ricerche. Un racconto audio che ha saputo coinvolgere anche chi non conosceva l’artista, grazie a una narrazione personale e accessibile. Il primo episodio del podcast “La sindrome di Bai” è già disponibile sulle piattaforme e ogni lunedì ne uscirà uno nuovo. Un invito ad ascoltare, conoscere e lasciarsi colpire da un artista che ha scelto la libertà, sempre.
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