“L’intelligenza artificiale non può sostituire il giornalista”: a Glocal le nuove regole della professione

Al Festival Glocal presentato il Codice deontologico che affronta la sfida della tecnologia. Bartoli e Sorrentino: "Trasparenza obbligatoria e responsabilità personale. La fiducia dei lettori si ricostruisce con rigore e consapevolezza"

Glocal 2025

La quattordicesima edizione del Festival Glocal si è aperta con un dibattito fondamentale per la professione giornalistica: il nuovo Codice deontologico delle giornaliste e dei giornalisti, entrato in vigore nel giugno 2025. All’incontro hanno partecipato Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, e Riccardo Sorrentino, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, moderati da Alessandra Toni di Varesenews. Presenti all’apertura anche il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il vicesindaco di Varese Ivana Perusin e il presidente di Camera di Commercio Mauro Vitiello..

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Il nuovo Codice deontologico rappresenta una svolta importante: sintetizza in 40 articoli tutti i documenti precedentemente vigenti, dal testo unico dei doveri, alle Carte di Treviso, Milano e Firenze al codice dei giornalisti sportivi. Ma la vera novità è l’attenzione dedicata al giornalismo digitale e alle nuove tecnologie, in particolare l’intelligenza artificiale.

Come ha sottolineato il presidente Fontana nel suo intervento, la deontologia giornalistica è cruciale in un’epoca caratterizzata dalla proliferazione di siti e piattaforme meno controllabili rispetto alla stampa tradizionale. La rigorosità nella verifica delle fonti deve essere il punto fermo della professione, per mantenere quel rapporto di fiducia con i cittadini che troppo spesso viene compromesso.

Carlo Bartoli ha chiarito una distinzione fondamentale: la deontologia non è l’etica. Il giornalista deve rispondere innanzitutto alla legge, poi al codice deontologico che l’Ordine stabilisce per la categoria. Ma esiste anche una sfera etica personale, quella che fa interrogare ogni professionista la sera, dopo aver svolto il proprio lavoro: “Ho fatto davvero bene? Ho fatto tutte le scelte giuste?”

Il nuovo codice non è “scritto sulle tavole di pietra”: può essere modificato perché la realtà cambia velocemente, così come cambiano le tecnologie, la società e le norme giuridiche. È uno strumento vivo, pensato per evolversi insieme alla professione, ha sottolineato ancora Bartoli.

Riccardo Sorrentino ha evidenziato l’importanza dell’articolo 2 del Codice, che stabilisce come obbligo deontologico la difesa della libertà di espressione e del diritto all’informazione. “La libertà di informazione non è un nostro privilegio, ma appartiene al pubblico”, ha sottolineato, ricordando come i codici di autodisciplina nel mondo nascano proprio per proteggere questa libertà dall’intervento del legislatore.

Il problema centrale oggi è ricostruire la fiducia nei confronti dei giornalisti. Le regole astratte devono trasformarsi in pratiche concrete, attraverso la formazione e la consapevolezza professionale. Tra i modelli internazionali, esistono due approcci: quello americano, basato su quattro grandi principi etici (cercare la verità, minimizzare il male, agire in modo indipendente, essere trasparenti), e quello tedesco-italiano, più metodologico, che parte dai problemi concreti.

L’articolo 19 del Codice, dedicato all’intelligenza artificiale, rappresenta forse l’innovazione più significativa. Il principio è chiaro: l’IA non può sostituire l’attività giornalistica. Quando viene utilizzata, il giornalista deve dichiararne l’uso, verificare fonti e dati, e assumersi la piena responsabilità del risultato finale.

Come ha spiegato Bartoli, l’IA può essere uno strumento utile – l’Associated Press gestisce da vent’anni i dati finanziari, alcuni quotidiani hanno automatizzato la cronaca elettorale – ma va usata con consapevolezza. Gli esempi di errori sono numerosi: testate che hanno sostituito i giornalisti con l’IA sono state sommerse di querele per informazioni false o distorte.

Sorrentino ha aggiunto che la trasparenza è fondamentale soprattutto per immagini e video, dove il rischio di alterazione della realtà è altissimo. “Siamo già tutti fuori legge” se interpretiamo rigidamente la norma, ha provocato, suggerendo un’integrazione: dichiarare l’uso dell’IA quando sussiste il rischio di alterazione della realtà.

Il dibattito ha toccato anche altri temi cruciali: il rapporto tra velocità tecnologica e accuratezza dell’informazione, il rischio di scivolare nell’infotainment invece che nell’informazione vera, la necessità di un giornalismo responsabile che si distingua dalla massa indistinta di comunicazioni e marketing.

Le sanzioni disciplinari, pur esistendo e funzionando, restano poco conosciute a causa di vincoli legislativi. Eppure hanno un valore segnaletico importante: separano la responsabilità del singolo professionista da quella dell’intera categoria.

È stata poi sottolineato come ci sia una crescente tendenza, a livello globale, degli interlocutori politici a rifiutarsi di parlare pubblicamente con i giornalisti. Questa mancanza di disponibilità indebolisce la capacità del giornalismo di fornire una mediazione. Viene auspicato che i giornalisti lavorino per una rottura del rapporto simbiotico tra stampa e politica.

Il Codice Deontologico è visto, insomma, come uno strumento dinamico e necessario che, oltre a stabilire regole fondamentali, obbliga i giornalisti a difendere la libertà di espressione del pubblico. Le sfide attuali, in particolare l’IA, richiedono trasparenza e un forte senso di responsabilità individuale, mentre i problemi sistemici (come le difficoltà di accesso alle fonti e il rapporto con la politica) richiedono uno sforzo continuo per riaffermare l’assoluta necessità di un giornalismo responsabile.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Novembre 2025
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