Filiere corte, imprese forti. La resilienza secondo Confartigianato
Un convegno a Gallarate sul modello RFc (resilienza della filiera corta), territorio e restanza, con Mauro Colombo, Antonio Belloni, Massimiliano Serati ela prima uscita pubblica del presidente Paolo Rolandi
«La resilienza non si improvvisa, si costruisce nel tempo, relazione dopo relazione». Con questa frase Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Imprese Varese, ha introdotto il modello RFC (Resilienza della Filiera Corta), cuore dell’incontro svoltosi nella sede gallaratese di via Milano. Colombo chiarisce che la filiera corta non è una semplice variante del reshoring: non basta la vicinanza geografica, serve prossimità cognitiva, organizzativa e sociale. Il territorio varesino è fitto di imprese, ma «stare isolati anche se vicini non fa filiera». (nella foto Paolo Rolandi, presidente di Confartigianato Imprese Varese alla sua prima uscita pubblica)
I tre i fattori che compongono l’indice RFC sono: prossimità, densità relazionale e apertura. Tre fattori che si moltiplicano tra loro. Eccellere in uno solo «produce zero come risultato». Da qui l’importanza di fiducia, competenze condivise, relazioni stabili. «Nelle piccole imprese una stretta di mano vale più di un contratto», ricorda Colombo, e un risparmio minimo può compromettere qualità e continuità.
Il territorio torna così protagonista. Regione Lombardia e Camera di Commercio stanno adottando strumenti mirati, come il bando “Vieni a vivere a Varese” ma le istituzioni devono essere «bravissimi giardinieri», capaci di preparare il terreno su cui le imprese possano crescere. Agli imprenditori, invece, Colombo chiede di superare campanilismi, aprirsi ai “co-concorrenti”, programmare il futuro e investire nelle competenze.
PERCHÉ RISTRUTTURARE LE FILIERE
Nel confronto moderato da Davide Ielmini, Antonio Belloni (Centro Studi Imprese Territorio) e Massimiliano Serati (Liuc Business School) hanno analizzato le spinte che oggi rendono inevitabile la ristrutturazione delle filiere. si va dalla geopolitica alle richieste dei grandi clienti, dalla sostenibilità alle esigenze dei consumatori. Serati propone il concetto di filiere «geoconcentrate», che non devono essere necessariamente corte, ma ancorate al territorio e in grado di generare valore in ogni passaggio, superando la logica del prezzo più basso.
LA RESTANZA
Nelle conclusioni, intervistato da Sara Bartolini, Paolo Rolandi , nella sua prima uscita pubblica da presidente di Confartigianato Imprese Varese, introduce la parola “restanza“, «la scelta di rimanere e dare significato al proprio luogo», come condizione necessaria per il futuro del sistema produttivo. Con la metafora del quadro e della parete, spiega che anche l’impresa più brillante perde forza se inserita in un contesto debole. Per questo Confartigianato sta mappando il territorio attraverso il Centro Studi e visite costanti alle aziende, costruendo servizi destinati alle filiere e accompagnandole nell’apertura ai mercati. Obiettivo dichiarato è avere filiere corte con lo sguardo lungo, capaci di attrarre giovani, dialogare con le istituzioni e generare nuova ricchezza per tutto il territorio.
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