Seppellito a Marzio il profugo annegato
L'ambasciata nigeriana non ha dato il nullaosta al rientro della salma e la prefettura, in accordo con il comune, ha deciso che Marcellinus Dike, 27 anni, doveva comunque avere una degna sepoltura
E’ stato sepolto nel cimitero di Marzio il giovane profugo annegato il 20 agosto a Brusimpiano. L’ambasciata nigeriana non ha dato il nullaosta al rientro della salma e la prefettura, in accordo con il comune, ha deciso che Marcellinus Dike, 27 anni, doveva comunque avere una degna sepoltura: non poteva rimanere all’obitorio fino a che si sbloccasse la situazione diplomatica. Così lunedì scorso lo sfortunato ragazzo è stato seppellito a Marzio, accompagnato dai 17 profughi scappati dalla Libia che abitano da mesi all’hotel Milano, dopo un toccante funerale a cui ha presenziato quasi tutto il paese: dal sindaco, ai coniugi Menefoglio che gestiscono l’hotel, fino al viceprefetto Andrea Polichetti, che ha cercato nei giorni scorsi di mediare con l’ambasciata nigeriana.
«La salma non può tornare a casa perché non riusciamo più a contattare i parenti – spiega il funzionario della prefettura – l’ambasciata del paese africano ci aveva chiesto che indicassimo il nome di una persona che doveva andare a ritirare il feretro a Lagos. E’ una loro prassi per evitare traffici intorno ai feretri. Un ragazzo nigeriano aveva il cellulare dei fratelli di Marcellinus. Li abbiamo sentiti per comunicare il decesso, e poi abbiamo richiamato per spiegare cosa dovevano fare per il rimpatrio. Ma dalla quarta chiamata in poi hanno staccato il telefono».
Le ipotesi sono due: o pensavano che avrebbero dovuto pagare troppo, oppure temevano che la condizione politica di rifugiato del fratello potesse metterli nei guai.
Preso atto che non era possibile il rimpatrio, la Prefettura ha deciso che il luogo più significativo, in cui era stato alloggiato il giovane nigeriano, era il comune di Marzio. Il sindaco Maurizio Frontali ha acconsentito e il municipio ha donato gratuitamente un loculo con diritto di riscatto a 30 anni. La cerimonia è stata pagata dalla protezione civile di Roma. «Ci sembrava un gesto corretto – spiega il primo cittadino – questi ragazzi li incontriamo tutti i giorni in piazza. Vivono con noi, pensate che hanno giocato a pallone con i nostri giovani al campo sportivo per tutta l’estate. Marcellinus inoltre era cristiano e andava a messa, anche le signore più anziane lo conoscevano. Cos’altro potevamo fare se non un gesto nobile verso un ragazzo così sfortunato? E pensare che aveva attraversato il mare ma poi è morto in un lago».
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