Vita di una band, tra fortune e sacrifici
Gli “Idravlika” sono un gruppo musicale di ragazzi che deve confrontarsi con problemi e difficoltà per poter emergere. Questa è la loro storia, fatta di speranze, determinazione e sogni
Il mondo della musica oggi è ormai in costante espansione ma, in esso, si trovano sempre più spesso delle band emergenti in grado di autoprodursi e con l’ambizione di farsi conoscere. Uno di questi gruppi è quello degli “Idravlika” formato da quattro ragazzi: Carlo Macchi, Gabriele Piccolo, Paolo Bonnet e Matteo Pozzi.
L’idea di formare il quartetto è nata dal fatto che i ragazzi (tutti diciottenni) frequentano la stessa classe al liceo “Marie Curie” di Tradate ed alcuni di loro suonavano già alcuni strumenti.
Carlo è la voce del gruppo e chitarrista, Matteo il batterista, Paolo il tastierista (che si è aggiunto un anno dopo la nascita del gruppo) e Gabriele suona il basso. Come tutti i gruppi hanno anche loro un genere artistico preferito, quello rock\punk americano mentre il loro modello è rappresentato dai Green Day.
Gli “Idravlika” sono un gruppo nato da circa due anni ma si sono già tolti molte soddisfazioni.
Qual è stata la vostra soddisfazione più grande?
«La più grande è stata indubbiamente quando abbiamo avuto la possibilità di suonare all’Alcatraz di Milano. Questa chance ce la siamo guadagnata arrivando in finale in un concorso per giovani band. Ma -come affermato da Carlo – una soddisfazione è anche quella di aver potuto realizzare il nostro secondo CD».
Gli “Idravlika” si sono guadagnati questa opportunità suonando due volte al “Legend 54” di Milano per qualificarsi alla finale. Una volta raggiunto l’obiettivo hanno suonato per la finale nazionale all’Alcatraz dove erano presenti band di tutta Italia.
Purtroppo questi gruppi, nel territorio, non hanno lo spazio che meriterebbero. Quali sono le difficoltà per un gruppo come il vostro per emergere nel territorio?
«Uno dei problemi maggiori è quello della mancanza di posti dove suonare; inoltre l’autoproduzione è ormai obbligatoria in quanto non c’è praticamente più interesse per i CD. Ma in queste difficoltà vi sono anche delle cose positive – spiega Carlo – i concorsi sono utili per potersi mettere in luce e sperare di essere visti da qualche agenzia».
In genere, i locali preferiscono far esibire gruppi che realizzano tributi ai cantanti affermati, limitando le occasioni alle band che si autoproducono.
Secondo voi cosa si dovrebbe cambiare per dare maggior spazio a gruppi come il vostro?
«L’ideale sarebbe che i locali ci dessero più spazio e così facendo ci faremmo conoscere maggiormente tra la gente».
«Ovviamente sarebbe meglio suonare in una città ed in una provincia più grande. A Varese, per esempio, non c’è un grande giro di gruppi che si autoproducono mentre una città come Milano offre più occasioni di far incontrare e far conoscere i gruppi come il nostro».
Un’ultima curiosità riguarda il nome di questo gruppo: “Idravlika”:
«La scelta è stata del tutto casuale!»
Il prossimo appuntamento per seguire gli “Idravlika” sarà questa sera, venerdì 22 luglio, al Parco Guffanti di Mozzate alle ore 21.30.
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