I fornitori sono più comprensivi delle banche
La Metallurgica Pessina Acciai spa è una vera e propria istituzione: «Alle banche non importa più chi sei e qual è la tua storia industriale». Nemmeno se hai quasi un secolo di storia e impianti di produzione tra i più moderni d’Europa
Chiedere a un qualsiasi abitante di Caronno Pertusella se conosce la Metallurgica Pessina Acciai spa, è come chiedere di questi tempi a un appassionato di calcio se per caso conosce Maradona. Questa azienda è, infatti, una vera istituzione e come tutte le istituzioni fino a poco tempo fa stava nel bel mezzo del paese, dislocata su tre sedi, dove nel 1934 Luigi Pessina aveva iniziato la sua avventura produttiva nel settore degli acciai laminati a freddo.In azienda, oggi, c’è già la terza generazione, rappresentata da Federica e Giovanni Greppi, e la vecchia metallurgica ha ceduto il posto a uno stabilimento nuovo di zecca in via Lambro nella zona industriale a due passi dal gigante Riva acciaierie. Un investimento di dieci milioni di euro, ripartiti tra il 2004 e il 2008, e impianti capaci di rispondere alle esigenze di un’azienda all’avanguardia. Uno sforzo economico enorme – considerato che la Metallurgica Pessina ha un fatturato di 14 milioni di euro – per di più sostenuto a ridosso della peggiore crisi economica degli ultimi 50 anni. «Lo sconquasso – racconta Rosa Pessina, figlia del fondatore – è arrivato all’inizio del 2009. Ci siamo alzati un giorno e il mondo era cambiato. I nostri clienti storici, soprattutto tedeschi, avevano abbassato le saracinesche e per chi come noi vive anche grazie all’export, è stata veramente dura. Ci siamo letteralmente tolti la pelle di dosso per stare in piedi».
La Metallurgica Pessina Acciai è considerata un gioiellino del settore: 49 addetti, il 50% della produzione di acciaio temprato “piazzato” ai big player europei, una lunghissima esperienza nel campo della tempra, impianti di produzione tra i più moderni d’Europa, tra cui una nuovissima linea di tempra all’idrogeno che permette di ottenere nastri di acciaio al carbonio con superfici non contaminate da piombo e olio. Aspetto importante per la salute di chi entra in contatto con i prodotti e per l’ambiente. Nonostante tutto questo, in tempi di crisi l’azienda deve fare i conti come tutti con le banche: cala il fatturato del 40 per cento e quindi cala anche il lavoro per gli istituti di credito che subito rivedono gli affidamenti. «In questi momenti parlare con il “signor Banca” – dice sorridendo l’imprenditrice – non è semplice. Alcuni ti ricevono subito, altri ti fanno attendere settimane prima di ascoltare le tue ragioni. Ciò che è mancato in questo periodo è stata la comprensione necessaria per valutare il problema nel concreto. Le banche sono solo preoccupate del calo dell’operatività e così da un giorno all’altro ti dicono che cambiano le condizioni. Eppure noi siamo gli stessi di qualche mese fa, è sufficiente venire in azienda per vedere chi siamo e cosa facciamo. Paradossalmente c’è stata più comprensione da parte dei fornitori».
La Metallurgica Pessina ha sempre lavorato con più banche e non vuole fare un elenco dei buoni e dei cattivi, ma piuttosto un ragionamento sul sistema del credito, soprattutto di fronte a un mercato che non dà segni di stabilità. Alla leggera ripresa di settembre, infatti, è subito seguita una nuova flessione. «Sono rispuntati tutti i clienti, alcuni anche nuovi – conclude Rosa Pessina -. Ma il sistema è troppo rigido e con la rigidità non si va da nessuna parte, perché se si prendono in mano i bilanci del 2010 ci si rende conto che i parametri di Basilea non potranno essere rispettati. L’unica cosa buona fatta dall’Abi (Associazione bancaria italiana, ndr) è stata la moratoria che ha aiutato quelle aziende che hanno fatto finanziamenti per investimenti. Bisogna proseguire su questa strada perché siamo in una fase di risalita, ma al tempo stessa le rate sono in scadenza».
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