Ascoltati in tribunale i vicini di casa della sparatoria col Kalashnikov a Tradate
In aula il racconto della giornata di luglio 2016 quando per la lotta fra bande di spacciatori si arrivò all’uso di armi da guerra

«È sì, certo che abbiamo sentito i colpi». Non sarebbe stato possibile sostenere il contrario per diversi motivi: porte e finestre il 9 di luglio sono tenute aperte per la stagione.
E poi perché se nel pianerottolo del condominio qualcuno mette fra porta e stipite la canna di un Ak-47 Kalashnikov e fa partire una sventagliata di 11 colpi forse anche il più duro d’orecchi fra i vicini, qualcosa sente. E chiama il 112.
Proprio come avvenuto nell’estate di sei anni fa a Tradate in via Carducci quando i carabinieri del reparto operativo arrivarono armi in pugno e si trovarono già in strada, sull’asfalto, i fori dei copi di risposta della pistola di uno dei soggetti implicati nel fatto (un sudamericano) che dopo aver ricevuto la sventagliata di mitragliatrice non si è dato per vinto e oltre a non mollare i due chili di cocaina già pronti sul tavolo ha caricato la sua pistola 9×19 e ha sparato agli aggressori mettendoli in fuga.
Un fuori programma che ha messo in allarme i residenti, oggi, martedì. sentiti come testimoni per il processo che si celebra dinanzi al Collegio di Varese per uno solo dei soggetti implicati (gli altri hanno seguito diverse altre strade processuali), un albanese di 40 anni accusato di tentato omicidio, tentata rapina e porto abusivo di armi da fuoco e difeso dall’avvocato Evelyn Cugnasco.
Nella precedente udienza del 18 ottobre in aula sono arrivati i Ris di Parma per spiegare alla corte la scena del crimine paratasi dinanzi al momento dei rilievi: bossoli 7,62, 9×19 e tracce di sangue da gocciolamento e sfregamento contro i muri nella “scala“ del condominio e nel garage. La prossima udienza si terrà il 24 gennaio 2023 per l’esame dell’imputato e l’eventuale discussione.
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