Via Gaggio Viva fa parlare anche i sostenitori della terza pista
Continua il dibattito animato dal gruppo in difesa dell'area del Gaggio. Mentre la politica, unita nel no all'allargamento dell'aeroporto, fa fatica a parlare con una voce unica
Patrizio Zaro lavora a Malpensa, ha paura per il suo posto di lavoro e pensa che la terza pista sia la sola possibilità dell’aeroporto di sopravvivere in futuro. È l’ultimo ospite del canale su youtube di Via Gaggio Viva, il gruppo nato da zero per difendere l’area del Gaggio dall’espansione di Malpensa: «Da alcuni la democrazia è soltanto predicata, da VivaViaGaggio è anche praticata» è lo slogan con cui viene presentata l’intervista di Zaro, lavoratore dell’aeroporto che porta le sue ragioni e ipotizza soluzioni alternative («Al posto di via Gaggio possiamo fare una ciclopedonale per raggiungere il Ticino»). Il dibattito continua su youtube, nella pagina facebook, nelle pagine del blog dei Democratici Uniti, che fino a poco tempo fa era l’unico “luogo” del web veramente seguito a livello locale, al di là dell’appartenenza politica (non mancano gli interventi di militanti di altre forze politiche). Nel canale di Via Gaggio Viva si trovano anche i video degli interventi nel corso dell’evento di primavera, compresi quelli del sindaco Piergiulio Gelosa e della consigliera comunale d’opposizione Nadia Rosa, concordi nell’esigenza di dire no alla terza pista. Il dibattito politico sulla battaglia contro l’espansione dell’aeroporto è aperto, i cittadini dimostrano attenzione, ma la politica fa fatica a superare le divisioni: in consiglio comunale non si è riusciti ad arrivare ad un voto concorde sulla mozione in difesa di via Gaggio. Tutti d’accordo nel merito, ma non sul testo: la maggioranza di centrodestra che chiedeva l’eliminazione dei riferimenti critici verso il governo e Sea, l’opposizione di centrosinistra ferma sul testo della propria mozione. La Lega, che a Lonate sta all’opposizione, si è chiamata fuori: «Parliamo di qualcosa che non c’è», ha risolto in poche parole il consigliere leghista Armando Mantovani. Una posizione che conferma indirettamente l’imbarazzo del carroccio, stretto tra la difesa del territorio rivendicata sui manifesti e la diplomazia nei rapporti con Sea.
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