Maroni, linea dura con gli immigrati. La Cei:” l’Italia è multietnica”
Tra i 240 extracomunitari rispediti in Libia c'erano 42 donne e due neonati che sono stati trasferiti nella prigione di Zawia.
"Chi non entra nelle acque territoriali italiane sarà rispedito da dove è venuto e si continuerà così finché gli sbarchi non cesseranno del tutto". Sono le parole del ministro dell’interno Roberto Maroni.
Tra i 240 extracomunitari rispediti l’altro ieri in Libia c’erano 42 donne e due neonati che sono stati trasferiti nella prigione di Zawia, a 35 chilometri da Tripoli, mentre altri sono stati spediti in altri centri di accoglienza del territorio libico. Prigioni o centri che sono sovraffollati come hanno potuto constatare ieri i rappresentanti delle organizzazioni umanitarie che finalmente, dopo giorni di attesa, sono stati ammessi all’interno delle prigioni. In quella di Zawia. La situazione è incandescente, "radio carcere" fa sapere che sono più di 700 i rinchiusi in quella prigione, anche dei bambini. Intanto sono arrivate anche le critiche dalla Cei: “l’Italia multietnica e multiculturale è "un valore" ed esiste già "di fatto", dice il segretario generale della Cei monsignor Mariano Crociata osservando che "il problema è invece il modo in cui le culture e le presenze si rapportano" perché "non si cresce insieme in una accozzaglia disordinata e sregolata". Secondo il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, le questioni legate alla multietnicità e alla multiculturalità in Italia "sono discorsi superati, nel senso che la molteplicità è un fatto. Ed è anche un valore. Corollario di questa convinzione è che tutto deve essere inserito in un rigoroso rispetto della legalità, necessaria garanzia per l’integrazione".
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