Gallarate, ecco la tessitura che non si arrende
La Carlo Bassetti continua a lavorare ed è l'unica tessile di una certa dimensione rimasta aperta in zona. Il titolare, Riccardo Fiorina, spiega perchè
La ristrutturazione è figlia della divisione internazionale del lavoro, dell’evoluzione della tecnologia. Ma la soluzione c’è: “Noi facciamo anche griffe e made in Italy, produciamo tessuti per camicie, abbiamo una fabbrica in Cina, ma teniamo qui progettazione e una nostra struttura produttiva, per dare risposte immediate alle commesse, e per il prestigio, la griffe non possono comprare tessuto tutto cinese, hanno bisogno di una produzione nazionale”.
Con questo mix, la tessitura è andata avanti, concedendo qualcosa alla delocalizzazione e inventandosi sempre nuove tinte, innovando i tessuti, cercando di stare dietro a ogni nuova mania della moda.
Poi, è arrivata la nuova grande depressione. “Ecco, adesso il problema è serio – racconta Fiorina – alla crisi si è aggiunta crisi. Non sappiamo quanto durerà, non lo sa dire nessuno. Io cerco di tenere le macchine accese, di produrre in ogni caso, faccio tre turni, fino a sabato a mezzanotte, ogni tanto ho la tentazione di ridurli a due, ma se facessi così, non potrei fare una produzione immediata in caso di ordini. Perché il problema è un po’ questo, non farsi abbattere, essere reattivi, dare risposte ai clienti, non ridurre finché è possibile, perché poi si crea un brutto clima, i migliori se ne vanno, e io non voglio. Ci sono imprenditori che piuttosto che arrendersi – continua – ci mettono i loro soldi, qualcuno aveva delle riserve investite, e la crisi finanziaria gliele ha diminuite, è successo anche questo, ma ci sono anche tanti che non vogliono arrendersi, e non fanno, per adesso, la cassa integrazione”.
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