Minacce all’ex moglie con la mazza da golf, uomo di Mesenzana condannato a due anni
L’ex consorte dell’imputato costretta a dormire nei parcheggi e a lavarsi sul posto di lavoro per non incontrare l’uomo

Irruzioni nella casa della moglie nonostante fosse stato allontanato. Minacce continue, e pesanti: “Se non fai come, dico finirà male e il tuo corpo non verrà mai neppure trovato”. Paura da parte della donna che aveva persino timore di uscire di casa a buttare la spazzatura, ma anche di rientrare a casa col parema di trovarselo davanti: spesso la donna dormiva nel parcheggio dell’ospedale di Lugano dove lavorava, e ha raccontato di essersi lavata nelle docce degli spogliatoi del nosocomio svizzero per la fobia che l’ex marito le imprimeva. Per questi comportamenti, che integrano il reato di stalking, si è celebrato il processo a Varese.
Due anni e sei mesi è stata la richiesta della pm. E al termine della discussione dell’accusa, la parte civile ha richiesto risarcimento per danni patrimoniali e non con espulsione dell’imputato, di origini straniere, per almeno 10 anni.
E qui si è entrati nella bolgia dantesca provata dalla donna, che abitava nell’Alto Varesotto, nel racconto in aula fatto dal legale di parte civile Romana Perin. L’imputato è oggi in carcere (viveva a Mesenzana) e il difensore di parte civile ha parlato di un crescendo di comportamenti che ha portato alla denuncia: supposti tradimenti, minacce con una mazza da golf, minacce di dar fuoco alla donna, richieste continue di soldi che l’uomo di origine egiziana avrebbe pronunciato.
Il difensore dell’imputato ha giocato la carta culturale: “Chi proviene a da una cultura africana ha spesso un modo di essere insistente, anche se con condotte sbagliate”, ha spiegato il difensore “e queste richieste sono più volte proseguite con insistenza: ma di aggressioni fisiche non ne sono emerse”. Per questo sono state chieste le attenuanti generiche e il minimo della pena. L’uomo ha già effettuato un anno di carcerazione e il difensore ha convenuto per l’espulsione dal territorio italiano. Il giudice ha condannato l’imputato a 2 anni di reclusione più misura di sicurezza dell’espulsione dal
territorio nazionale al termine della pena, con pagamento di spese processuali e provvisionale di 8 mila euro alla parte civile.
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