Proteste e ricorsi anche dalla Svizzera

La demolizione del ponte ha prodotto dieci ricorsi, presentati al Tribunale cantonale dela pianificazione

La demolizione del collegamento viario di Ponte Tresa non smette di alimentare le polemiche e non solo da parte italiana, ma anche Svizzera. Dalla quale oltre le polemiche sono arrivati i ricorsi al tribunale Cantonale della pianificazione. Sono in totale dieci e contestano tutti il nuovo progetto stradale previsti dal Piano dei trasporti del Luganese. Autori una cinquantina di cittadini di Lavena, di cui almeno la metà sono commercianti. Questi ultimi temono infatti che lo spostamento del collegamento più a valle, in località Madonnone, determini il loro progressivo isolamente e  impoverimento. Ai ricorsi collettivi hanno partecipato anche le autorità comunali di Lavena Ponte Tresa.

Oltre alle implicazioni economiche ci sono anche quelle ambientali e paesaggistiche. E sono state sollevate daTullio Righinetti deputato del Plr in Gran Consiglio. Secondo la tesi di Righinetti gli interventi per il traffico veicolare sono inadeguati e non prendono in considerazione le caratteristiche paesaggistiche, architettoniche, storiche, culturali e commerciali di Ponte Tresa. Per il deputato il nuovo progetto non porta ad alcuna riqualificazione del territorio e dall’operazione non deriverebbero neppure benefici ambientali. Si allenterebbe la pressione del traffico, ma l’inquinamento da gas di scarico non diminuirebbe, soprattutto nella parte alta della cittadina sul quale si riverserebbero i gas del camino d’aerazione del tunnel. Le code inoltre si formerebbero presso il valico del Madonnone: stesso problema, ma più a valle. E infine, nel ricorso di Righinetti una soluzione. Smistamento del traffico: quello pesante e di transito al Madonnone e quello turistico e commerciale sul vecchio viadotto. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Gennaio 2001
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