«Le giovani generazioni ignorano l’Aids»

L'infettivologo Grossi lancia l'allarme: "Il virus HIV torna a mietere vittime"

Passi avanti, ormai, non se ne fanno più. Anzi, la consapevolezza delle persone sul pericolo Aids sta diminuendo costantemente. Tra i giovanissimi la malattia, che negli anni ’90 era uno spauracchio, è pressocchè sconosciuta, tant’è che negli Stati Uniti ( dove esiste un sistema di sorveglianza sull’HIV) è in crescita esponenziale il contagio nella fascia di età 13-19 anni.
In Italia va meglio, ma forse è perchè sul territorio non esistono sistemi di controllo e ci si basa sui centri sanitari.
Il professor Paolo Grossi, primario di infettivologia all’ospedale di Circolo, da qualche anno è impegnato a denunciare la ripresa della malattia: «Il livello di guardia si è abbassato. Assistiamo ad una recrudescenza del contagio soprattutto fra i quaranta-cinquantenni. Si tratta di persone che hanno contratto il virus in occasione di rapporti non protetti ma che non hanno mai considerato il potenziale di rischio e si ritrovano con la malattia ormai conclamata. In molte occasioni, inoltre, scoprono la malattia dopo aver infettato la moglie, la compagna che, a sua volta, scopre l’infezione quando compaiono i sintomi collaterali dell’Aids».

La comunicazione è diventata sporadica, ricompare in occasione di eventi, come quello del primo dicembre, ma non riesce più a scuotere le coscienze: «Rispetto agli anni ’90 – sottolinea Grossi – solo i tossicodipendenti confermano un trend negativo. Tra gli omosessuali la malattia sta vivendo una recrudescenza, dovuta proprio all’abbassamento della tensione. Ma quella che preoccupa è la categoria degli eterosessuali».

La mancanza di campagne di informazioni mette in pericolo soprattutto le fasce dei più giovani: «Gli studenti universitari a cui insegno – spiega Grossi, professore all’Insubria – rimangono sempre sconvolti quando si affronta questa tematica. Soprattutto le ragazze, che sono le più a rischio, hanno reazioni spaventate. Ignorano completamente la politica preventiva e la necessità dell’uso del profilattico. Non hanno mai sentito parlare di "rapporti protetti". Eppure quella è l’unica via per tutelarsi. In questo momento».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Dicembre 2004
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