Stop alla vivisezione. Contro l’Insubria centinaia di e-mail
Centinaia di e-mail inviate al sindaco di Busto perché vieti i test sugli animali nell'ateneo cittadino. Dall'università replicano: «Operiamo nella piena legalità»
«Gentile Sindaco,
Al ritorno dalle vacanze, le ricordo l’impegno preso con i cittadini a trovare una nuova convenzione con l’Università degli Studi dell’Insubria, che non permetta di eseguire esperimenti su animali.
Distinti saluti…»
Arrivano da tutt’Italia e persino dall’estero. Sono e mail di animalisti e di semplici amici degli animali che vogliono porre termine alle sperimentazioni dell’Università dell’Insubria sulle cavie.
La questione risale allo scorso anno, quando gli ambientalisti portarono in consiglio comunale la questione dei test eseguiti nella sede accademica dei Mulini Marzoli. Il consiglio comunale sostenne la loro richiesta rivolgendosi al sindaco perché prendesse qualche iniziativa. La pressione proseguì fino all’adozione di una delibera con cui il sindaco Rosa si impegnava ad inserire una clausola contro la vivisezione nella convenzione che andrà riscritta al momento della consegna all’ateneo di Villa Manara.
Ora la fine dei lavori è imminente e la questione torna in auge. La Lav di Busto ha rinnovato l’invito ai suoi amici sparsi in tutto il paese perché riprenda il pressing sull’amministrazione. Un appello subito andato a segno con centinaia di messaggi che stanno arrivando all’amministrazione bustocca.
All’Università dell’Insubria la battaglia in atto lascia perplessi: «Per quanto attiene alla didattica – spiega Paolo Valvassori, preside della facoltà di Scienze – si utilizzano solo ed esclusivamente filmati di varia provenienza. Sul fronte della ricerca non capiamo la ragione di tanto clamore: siamo pienamente all’interno della legalità. L’attività è di gran lunga inferiore a quella di altri atenei che agiscono senza avere la minima critica».
«Abbiamo scritto una relazione al sindaco di Busto su sua esplicita richiesta – spiega Antonio Peres, responsabile del Dipartimento di ricerca – Le leggi del settore sono molto restrittive e noi siamo assolutamente in regola».
Forse, si commenta nei corridoi dell’ateneo, c’è qualche lettura politica ulteriore
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